© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La mancata attuazione della Legge regionale n. 24/2013 che riordina i Consorzi Asi tocca da vicino il nodo Gioia Tauro, di cui siamo occupati la scorsa settimana.
Lo scopo della legge regionale è quello di “salvare” i Consorzi evitandone la chiusura o la loro marginalizzazione sino all'esaurirsi delle loro risorse, con la costituzione del Corap.
La scelta del Legislatore, in una strategia di politica industriale tutta da costruire, è stata quella di rilanciare questi enti in una aggregazione unitaria (Corap) per avere una “massa critica” sufficiente ad allocare risorse su vere funzioni strumentali, anch'esse da individuare.
La L.R. n. 38/2001 che disciplina – ancora oggi - i Consorzi Asi assegna delle funzioni che non coincidono con le funzioni dell’Ente regionale in materia economica e di sviluppo industriale, anzi la stessa Regione ha continuato a confinare gli stessi enti nell'ambito della gestione “condominiale” delle vecchie aree industriali ex Casmez, con l’assenso degli stessi enti consortili che hanno così tutelato un loro “micro clima” di assoluta autonomia gestionale ed operativa alimentata da risorse regionali, in verità gradualmente sempre più ridotte ed oggi prossime all'esaurimento totale con il ciclo 2014-2020.
Dall'entrata in vigore della L.R. n. 24/2013 un fiorire di resistenze esterne, ma molto meno forti di quelle interne agli stessi Consorzi, ha di fatto rallentato il percorso della legge verso l’accorpamento.
L’effetto immediato di tale rallentamento si manifesta sul personale, nella totale ed assoluta assenza degli inutili sindacati, e riguarda il proseguire delle difficoltà finanziarie di alcuni Consorzi specie per quelli che hanno già sperimentato la dilazione e l’irregolarità nel pagamento delle retribuzioni, il cui culmine, all'esaurirsi delle possibilità di ricostituire la loro stessa liquidità, è la soppressione dell’Ente.
Del resto la Regione ha dato una prospettiva ed una alternativa che, nell'indifferenza, non giustificherà il mantenimento di enti tecnicamente falliti e sui quali non sarà possibile ricostituire alcun capitale anche per le strutturali difficoltà finanziarie degli stessi soci pubblici (Regione ed enti locali, la scomparsa di enti soci quali le Provincie di CZ, VV e KR o la nascita di una Città metropolitana che comunque non è socia e non avrebbe motivo di esserlo avendo per Costituzione funzioni di programmazione e di sviluppo già assegnate). Molto probabilmente i due enti più grandi (RC e CS) già nel primo semestre 2015 torneranno in crisi di liquidità e rischieranno il default. Gli altri tre enti, più piccoli e diversificati verso i servizi, hanno più probabilità di sopravvivere come enti territoriali ad ambiti funzionali limitati senza però costituire una solida piattaforma su cui costruire un vero ed unico ente regionale.
La partita di Gioia Tauro si gioca quindi anche in questa scelta di campo che deve essere adeguatamente governata e competentemente gestita.