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Gli allarmismi non servono e meno che meno quando mettono in correlazione alimentazione e salute. Nei mesi scorsi, ad esempio, si è assistito ad un vero e proprio ‘si salvi chi puo’ dopo la divulgazione di uno studio dell’ Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS). Orbene, il prestigioso giornale londinese ‘Guardian’ ha ammonito tutti: "consumare carne – ha scritto – non e’ una condizione necessaria ne’ sufficiente per ammalarsi di cancro al colon. Alcune persone possono sviluppare il cancro al colon senza avere mai toccato un pezzo di carne. Le esagerazioni dei mezzi di informazione non aiutano’’.
Il punto vero e’ la misura dei consumi e soprattutto capire le zone d’influenza e di studio di queste statistiche: i francesi mangiano 89 chili di carne all’anno, gli statunitensi 125 e gli italiani 80. E’ ovvio, quindi, che da noi il problema e’ minore ed e’ ovvio che l’altro problema sono i sistemi di lavorazione e di conservazione delle carni e degli insaccati. E’, dunque. importate lavorare per una filiera di qualita’ e di prestigio, che valorizzi sempre piu’ chi fornisce garanzie al riguardo ed evitare che entrino nella catena dei consumatori cibi non controllati. Il problema, cioè, che in Italia abbiamo sempre difronte a noi, anche nel segmento che ci fa piu’ onore e che e’ la dieta mediterranea.
Del resto sempre il ‘Guardian’ scrive che ‘’mangiare carne lavorata e’ molto meno pericoloso che fumare o bere alcol e che per aumentare dal 5 al 6 % il rischio di sviluppare un cancro dovreste mangiare una quantita’ davvero enorme di carne. La cosa piu’ saggia e’ mangiare con moderazione, fare esercizio e godersi i piaceri della vita’’. Gli allarmismi, cosi’ come le minimizzazioni, non servono e quel che interessa di piu’ e’ l’equilibrio e la misura.