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A volte con piccoli sforzi si raggiungono grandi risultati. È avvenuto a Crucoli dove la “biblioteca comunale Giovanni Lamanna” è diventata una felice realtà (la cerimonia ufficiale d’inaugurazione si è svolta nei giorni scorsi) grazie ad un piccolo finanziamento regionale che ha permesso di individuare e ristrutturare dei locali adatti allo scopo, grazie anche alla determinazione e all’azione efficace di un giovane sindaco, Domenico Vulcano e, infine, per la disponibilità dei figli di Giovanni Lamanna, che hanno voluto onorare la volontà e la memoria del loro genitore, consegnando ad un uso pubblico un patrimonio di circa tremila volumi, previa accurata catalogazione.
Viene così valorizzato un materiale - composto di libri, riviste, documenti - di grande valore storico, culturale, sociale e politico. E tanti giovani, ricercatori e semplici cittadini potranno avere uno strumento in più di conoscenza della realtà calabrese, meridionale e italiana. Si tratta, dunque, di una importante operazione culturale che, tra l’altro, ci restituisce la figura di Giovanni Lamanna sotto un altro angolo visuale: non solo di “politico”, ma anche di “studioso” a tutto campo, curioso delle novità del suo tempo, attento ai cambiamenti e a tutto quello che poteva servire allo sviluppo della sua terra. Giovanni era molto aperto, ma anche molto rigoroso, direi puntiglioso, nel dibattito interno al suo partito, nel confronto tra i partiti, e tra i partiti e la società, amava l’approfondimento dei problemi da affrontare, stabiliva un intreccio costante tra politica e cultura. Il contrario dell’approssimazione e del pressappochismo cui ci ha abituato una certa politica ai giorni nostri.
La biblioteca Lamanna racconta prima di tutto il mondo del lavoro: i braccianti, i contadini, gli operai, gli artigiani. La loro fatica, la durezza delle condizioni di lavoro, la lotta per la sopravvivenza e il desiderio di riscatto. Vi sono anche documenti inediti o molto rari sull’epopea contadina che, con la rottura del latifondo, segna il passaggio definitivo della Calabria dal feudalesimo all’età moderna. La terra, l’agricoltura, la montagna, la zootecnia erano temi cari a Giovanni e lo dimostrano le decine di libri, di saggi, di interventi parlamentari sull’argomento. C’è la storia dell’abbandono delle campagne, dello spopolamento dei paesi dell’interno. La vicenda dell’emigrazione, prima transoceanica e, poi, europea. Vi sono decine di volumi dedicati alla questione meridionale e al dibattito secolare che l’ha accompagnata. C’è una ricca letteratura sulla vicenda fallimentare dei tentativi di industrializzazione del Sud, a partire da Gioia Tauro, Lamezia, Castrovillari, Saline. E sullo smantellamento dei siti industriali di Crotone. Molti libri si occupano della mafia, dei suoi intrecci con la politica, dei rischi per la democrazia derivanti da una diffusa sfiducia nei partiti e da una disaffezione allarmante verso la partecipazione alla politica e ai movimenti. Un settore consistente della biblioteca è composto infine da una preziosa e spesso rara raccolta di riviste: Cronache meridionali, Il Ponte, Società, Rinascita, Critica marxista, Politica ed economia e tante altre, anche regionali e locali. Insomma ci sono tutti gli elementi perché il patrimonio librario e documentale custodito in questa biblioteca, oltre a essere il nucleo di base di una biblioteca sempre più ricca, attuale ed aggiornata, contribuisca a creare un vero e proprio archivio del movimento operaio e contadino calabrese e meridionale di cui si avverte l’esigenza. L’obiettivo auspicabile è che, per le sue peculiari caratteristiche, questo piccolo gioiello entri nel circuito del sistema bibliotecario regionale al fine di favorirne la fruizione anche a distanza.