Lamezia Terme – Ha chiesto pene dai 2 ai 12 anni il pubblico ministero Santo Melidona che, concludendo oggi la sua requisitoria, ha formulato le richieste di condanna al giudice Maria Teresa Carè, per i 7 imputati nel processo con rito abbreviato scaturito dall’Operazione “Disinnesco”. Tutte le persone coinvolte nel blitz della polizia di stato, che scattò nell’ottobre scorso, erano accusate di essere responsabili, a vario titolo, di fabbricazione, detenzione e porto in concorso di due ordigni esplosivi di micidiale potenza, sequestrati mentre venivano trasportati sul luogo dove dovevano essere collocati, e di coltivazione di una piantagione del tipo canapa indiana, individuata e sequestrata nel mese di luglio dello scorso anno.
La richiesta di condanna più alta, 12 anni, è stata quella per Ugo Sergio Greco, considerato dagli inquirenti “il capo del gruppo criminale”; per Angelo Anzalone la richiesta è stata di 6 anni e 8 mesi; 4 anni per Francesco Rocca e Giovanni Roberto; 3 anni e 4 mesi per Cristian Greco e 2 anni e 8 mesi per Simone Gabriele e Ionut Doru Pirciu.
Hanno chiesto, invece, l’assoluzione per i loro assistiti, i difensori che hanno discusso l’arringa conclusiva: si tratta degli avvocati Francesco Gambardella, Lucio Canzoniere, Salvatore Cerra, Gianluca Careri e Anna Rita Amato, che oltre al proscioglimento degli imputati, durante la discussione hanno presentato alcune eccezioni. La decisione del giudice, però, non è arrivata oggi come previsto, ma è stata spostata alla prossima udienza quando concluderanno anche gli ultimi tre difensori: gli avvocati Paolo Mascaro, Antonio Larussa e Francesco Murone.
La scelta del nome dell’Operazione è proprio legata al rinvenimento dei due ordigni, composti da circa sette chili di polvere da sparo e bulloni, sequestrati preventivamente e che hanno permesso così di “disinnescare” l’attentato che Ugo Sergio Greco aveva intenzione di compiere nei confronti di un pregiudicato lametino, Agostino Lo Gatto, reo di collaborare con le forze dell’ordine. La potenza delle due bombe fu testata direttamente dagli artificieri che le definirono ad “altissimo potenziale distruttivo”.
Per quanto riguarda, invece, le intercettazioni, sono state il mezzo che, insieme alle indagini, ha consentito di seguire gli spostamenti delle persone coinvolte negli attentati e che ha portato poi al loro arresto. Nelle conversazioni, captate dagli agenti della Polizia, si palesano le intenzioni degli imputati, in particolare per quanto riguarda la volontà di mettere a segno il piano criminale nei confronti di Lo Gatto.
C.S.
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