Lamezia e la gestione dei rifiuti urbani

Scritto da  Pubblicato in Basilio Perugini

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La gestione dei rifiuti urbani è da sempre causa di gravi problematiche per gli amministratori di qualunque Città, piccola o grande che sia, ed è stata affrontata nei modi più disparati senza che mai si sia pervenuti ad una soluzione definitivamente positiva. La soluzione non è certamente semplice anche e soprattutto per la confusione di competenze tra i vari enti preposti e per la frequente scarsa chiarezza della sterminata normativa in materia. Per limitarci alla situazione esistente nella nostra Regione e che, naturalmente, riguarda anche Lamezia, ricordiamo che le frequenti criticità sono diretta conseguenza dell’assetto che è stato dato al servizio di gestione dei rifiuti, criticità alle quali non mi sembra dia una soluzione chiara neppure la proposta di legge di iniziativa della Giunta Regionale n.458/9.

Il servizio, in applicazione del Piano Regionale del 2002, aggiornato nel 2007,  in sostanza, è stato suddiviso in cinque ATO (Ambito Territoriale Ottimale), ciascuno dei quali corrisponde ad una delle province e ciascuno di essi è stato suddiviso in aree di raccolta, nelle quali avrebbero dovuto operare, per la raccolta ed il trasporto, varie società a capitale misto, che, allo stato risultano liquidate o fallite. Conseguentemente per la raccolta è stato necessario ridurre l’estensione delle varie ripartizioni territoriali, che sono aumentate di numero, ed adottare sistemi diversi da zona a zona. Non bisogna, peraltro, dimenticare che il Piano Regionale non è stato completato con l’istituzione delle Autorità d’Ambito, mai costituite e le cui funzioni sono state affidate alle Province con DGR 463/2008, e che il servizio dal 2007 al 2012 è stato sottoposto, per lo stato di emergenza, a regime commissariale. Essendo formalmente (ma, a mio avviso, non realmente) cessato lo stato di emergenza, per la gestione della fase transitoria verso l’ordinarietà del servizio è stata emanata la L.R. n. 18/2013, che ne definisce le modalità. A fronte di questo non esaltante quadro generale della Calabria, bisognerebbe prendere in considerazione alcune alternative che, in varie zone di altre Regioni, hanno consentito e consentono una gestione accettabile del servizio rifiuti, quali ad esempio la costituzione di consorzi obbligatori tra Comuni vicini tra loro e che insistono su ambiti territoriali abbastanza omogenei. A tali consorzi la normativa delle rispettive Regioni ha riconosciuto una funzione tecnica di pianificatori e regolatori delle attività riguardanti la gestione integrata dei rifiuti urbani. Ciò ha consentito a tali Enti di contribuire anche alla determinazione dei costi di igiene urbana e di svolgere un’attività ricognitiva della gestione delle bonifiche dei siti di discarica e di smaltimento. Attività che si è anche rivelata utile per la stesura di convenzioni tra gli Enti stessi ed i Gestori unici dei rispettivi ambiti. Schema questo che potrebbe essere utilizzato dal Comune di Lamezia con i Comuni del Circondario. La realizzazione del progetto richiede tempi non brevi, ma,sicuramente ragionevoli se, con buona volontà e diligenza, saranno adottate iniziative forti e coraggiose, concordate tra gli amministratori dei Comuni interessati e sostenute dai rappresentanti locali in Consiglio Regionale. La concretizzazione del progetto potrebbe costituire il presupposto di una serie di benefici a partire da una gestione efficiente del servizio; dalla auspicabile prospettiva di realizzare col tempo un termovalorizzatore, fonte di ricchezza per le comunità di riferimento; dalla possibilità di creare nuovi posti di lavoro, ad esempio per cooperative di giovani disponibili a costituire, con il sostegno pubblico, tante piccole aziende per la lavorazione e trasformazione dei prodotti della raccolta differenziata. La mia è solo un’idea che intende sollecitare una riflessione seria sull’argomento.

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