Un mondo in cui non mi riconosco più

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_5177a_37863_9c179_3f6c2_f8d7a_24db1_bba7a_dbf5d_6eed1_80845.jpgOccorrerebbe comprendere quel che c’è dietro le manifestazioni contro il green pass. Piuttosto che inneggiare alla repressione, ridicolizzare le tesi di chi scende in piazza, ergersi a paladini della razionalità e del metodo scientifico applicato a qualunque situazione, a qualunque cosa. Noto invece un grave disagio sociale, che proprio in queste forme confuse, irrazionali e drammatiche di protesta trova sfogo. Protesta che è clamorosamente confermata dal fenomeno dell’astensionismo elettorale. In realtà la gente non è andata a votare non perché genericamente “delusa dalla politica”, ma perché pensa che votare non serve a nulla se chi viene premiato dagli elettori, di volta in volta, aderisce sempre al medesimo modello di società. E se ad ogni tentativo di cambiamento – giusto o sbagliato che sia – la soluzione è quella di commissariare il governo del paese.

L’Istat ci dice che in Italia vi sono quasi sei milioni di “poveri”. E a chi produce reddito si chiede solo di consumare ed indebitarsi. L’occhio vigile del manovratore è sempre puntato sul PIL e sui consumi e mai sui bisogni reali: in Calabria, a due anni dallo scandalo del commissariamento della sanità, gli ospedali sono più che mai allo sbando. L’innovazione tecnologica è la scusa ormai perenne per costringerci a cambiare ora la televisione, ora l’automobile, ora la lavatrice, ora lo smartphone. Ora anche a smantellare case che crolleranno al primo terremoto con tutti i materiali energeticamente performanti che vi avremo piazzato su. Ma mai che si metta mano ad una effettiva funzionalità dei servizi pubblici. Ecco perché trovo che quell’atteggiamento spocchioso dei nostri giornalisti verso la protesta sociale sia oltre che irriguardoso anche gravemente miope. Capisco che così va il mondo, ma io in questo nostro mondo proprio non mi riconosco più.

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