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Tra una partita e un acquisto pensiamo alla catastrofe...
Scritto da Lametino16 Pubblicato in Maria Arcieri© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tra un occhiata al telegiornale e una partita di calcio, una vittoria al mondiale di Verstappen, pensiamo ogni tanto che è in corso una guerra mondiale. Ma ci pensiamo con la stessa ansia mista al paura come succedeva durante la pandemia. O la bomba atomica è una sequenza nei nostri pensieri che abbiamo visto nei film e quindi ci sembra più da Hollywood e poco da realtà. Tra un giro nei negozi per conoscere le tendenze autunnali di giacche oversize e i nuovi pantaloni cargo, ci rendiamo conto che le informazioni giornalistiche stanno scrivendo di allarme mondiale, apocalisse fine del mondo. Ma siamo stanchi per gli effetti del vaccino (come se avessimo aratro ettari e ettari di terreno dall' ultima iniezione) e pensiamo ad altro. Aggiungi che il campo da combattimento è distante e i militari, non sono stati arruolati quindi non si combatte su un territorio italiano. Chi si preoccupa di un attacco nucleare spera sempre che si trovi un accordo, o un negoziato di pace.E in questo nefasto momento sono le uniche esclamazioni di buon senso. Ma la paura è inesistente per la gravità degli eventi in corso. Non ci sono molte riflessioni in merito tra le persone. Si evita il discorso. E si continua a vivere in "totale" tranquillità. È virgolettato perché il terrore si è impossessato in modo gigantesco degli aumenti esorbitanti negli ultimi mesi delle bollette elettriche e del gas e di quelli che riguardano i beni di prima necessità.
Poi rimangono le fette di affezionati al virus che tra un acquisto e un viaggio si tamponano ogni settimana. Non in senso stradale ma in ubicazioni farmaceutiche. Il dato preoccupante e insieme non ansiogeno è che questo silenzio assordante e irreale su un eventuale mossa di Putin ha reso il paese riflessivo muto incapace distante. Non so quale dei termini elencati rende maggiormente l'idea di questa non reazione su un eventuale futura catastrofe mondiale. O magari essendo coscienti che tutto sarebbe inutile in campo di preoccupazioni individuali, è preferibile (è un altra ipotesi da prendere in considerazione) continuare a vivere la propria vita come se nulla potrebbe succedere. Quindi non pensare che un atomica potrebbe decretare la fine della umanità. Evitare di pensare. Ma si poteva anche evitare di votare. Ma siamo andati a mettere la croce su chi ci avrebbe dovuto evitare la partecipazione agli armamenti. Ma nessun potere politico nazionale ha un rilevanza di questa portata in ambito mondiale. Quindi abbiamo preferito abbattere la tragedia dei rincari. Forse abbiamo capito che non abbiamo un peso mondiale di elevata caratura e che le decisioni in questo ambito non sta a noi prenderle ma solo ai potenti della terra. E anziché ritornare o iniziare a pensare di varcare la soglia di studi di psicologi per le preoccupazioni da odissea rimaniamo arenati e legati a quelle più tangibili problematiche di casa nostra. E se riusciamo a superare questo momento saremo in grado di poter sconfiggere anche un basico aumento delle bollette. È tutto collegato. Fine guerra, fine armamenti fine rincari. Allora pensare che non ci riguardi la terza guerra mondiale è un salvagente per la sopravvivenza psicologica.