Monte Faggio: nella regione dei prodigi naturali
Pomeriggio di ottobre. Devo riallenare il mio fisico. E anche la psiche. Da casa, i monti appaiono immersi in una grigia caligine. Salgo ugualmente. Passo a prendere Saverio. Lasciate le ultime case della città, la strada s’inerpica fra campagne
Timpa del pino di Michele: il cosmo intelligente
Osservo le pendici con i faggi color rame che scendono verso la gola dello Stiavucca. Verdi colate di pino nero contendono la scena al faggio. Timpone Pallone, Manfriana, Timpa del Pino di Michele e Dolcedorme sono coperti da una massa di nubi scure
Erranti su un mare di nebbia
E’ lontana Alessandria del Carretto. Alla fine del mondo. Alla fine di un mondo. Non v’era una strada carrabile che la raggiungesse, nel 1959, quando Vittorio De Seta vi girò “I dimenticati”, per la RAI. Dall’azzurro dello Ionio, su per colline a
Padrone di nulla. Pago di tutto
C'è nebbia quaggiù. Il mondo è vestito di grigio fino all'orizzonte. Le roverelle vicino casa fremono inquiete nel vento. Ma io ho sentore di gialli luminosi, in alto sui monti. Li ho visti da lontano nei giorni passati. Gli inquieti giorni passati
La foresta più bella
Due giorni di viaggio mi sfiancano. Alberghi e ristoranti. Aerei e treni e navette. Cemento ed asfalto, a perdita d’occhio. Modi gentili e affettati. Masse vocianti. Persone che starebbero meglio a casa loro catapultate in posti che sarebbero