Propaganda e disinformazione nella guerra in Ucraina

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Nel 1864 Lincoln, presidente degli Stati Uniti, fu attaccato in un pamphlet anonimo che riportava notizie false; agli inizi del Terzo Millennio Colin Powel, Segretario di Stato degli Usa, mostrò ai rappresentanti dell’Onu le prove false delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, presidente dell’Iraq (v. blog 20 maggio 2019). Ho scelto questi due esempi storici di “bufale” prima del web. La differenza oggi sta nella diffusione virale dei social, in pace e in guerra. Non sono mancate e continuano ad esserci le fake news nell’odierno conflitto in Ucraina. David Puente, docente in Scienze e Tecnologie Multimediali, ne ha mostrato alcune ne Il falso fact-checking russo, saggio pubblicato nel primo numero di Domino, la nuova rivista di geo-politica, direttore Dario Fabbri. Fact-checking ovvero verifica delle notizie dei mezzi di comunicazione. Per noi Italiani, il fotomontaggio probabilmente più clamoroso è l’articolo online dove si vede Massimo Giletti, conduttore televisivo di Non è l’Arena de La 7, che racconta in diretta la guerra da Odessa con lo sfondo della stazione napoletana di Barra a Napoli. Giletti era davvero ad Odessa, mentre sui social tante critiche perché gli utenti credevano fosse una montatura partenopea. In tanti, Russi e Ucraini, hanno creduto al video di resa di Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina; in realtà è un deep-fake, una sovra-apposizione di immagini e di audio che ha modificato i movimenti del volto imitando fedelmente la voce del leader ucraino. Il canadese Wali, cecchino che non sbaglia un colpo, viene dato per morto dai Russi. Pochi giorni dopo, vivo e vegeto, ha rilasciato un’intervista al Global News “dicendo, con il sorriso sulle labbra, di essere stato l’ultimo a sapere della sua morte”.

 Tra gli altri il collettivo hacker Anonymous, schierato con l’Ucraina, è scivolato sulla buccia delle fake: “Anonymous ha pubblicato via Twitter un documento nel quale affermava che i Russi avevano ricevuto l’ordine di creare video falsi per screditare l’esercito ucraino. (…) Ma si trattava di un falso. La firma del generale Bulgakov, posta in calce al pezzo di carta, era stata copiata e incollata da un tutorial online russo con un programma di fotoritocco”. Il collettivo hacker ha perso di credibilità. Mistificazioni da una parte e dall’altra. Fake per danneggiare Volodymir Zelensky, stimatissimo nel proprio Paese, perché, a differenza di altri suoi predecessori, non è scappato: “Il 17 marzo scorso è andato a far visita a una famiglia gravemente ferita dagli attacchi nei pressi di Irpin. I Russi hanno preso dei fotogrammi sgranati del video, segnalando che le prese di corrente della struttura fossero quelle in uso in Polonia e sostenendo, quindi, che Zelensky fosse fuggito all’estero. Grazie ad un video ad alta definizione, (…) è stato possibile confermare che si trattava di prese ucraine, smentendo la bufala filorussa”. Montature a danno di Vladimir Putin: “Le immagini dell’incontro tra Vladimir Putin e le hostess della linea aerea Aeroflot, in cui, come per magia, la mano del leader russo oltrepassava un microfono”. Era “la prova inconfutabile” che il leader russo non si trovasse lì. Mistificazione ucraina: il video originale dimostrava che non c’era niente di strano. Addirittura sono state diffuse immagini di video-giochi di guerra per vere. Un nuovo “Barone Rosso” del Terzo Millennio, chiamato “Il Fantasma di Kiev”, avrebbe colpito sei caccia russi; prodotto dal web, è stato sostenuto dall’account Twitter ufficiale dell’Esercito ucraino.

 Naturalmente la frustrazione e la rabbia, moltiplicate in tempo di guerra, fanno il resto in termini di diffusione incontrollabile. Ritornano le armi di distruzione di massa; bufale americane a volte ritornano in altra aggiornata versione, come ci informa Serena Danna, vicedirettrice di Open: “Laboratori per la guerra biologica in Ucraina finanziati dagli Americani”. Così la giornalista in Perché la russofilia della destra americana sopravviverà alla guerra d’Ucraina. In verità i laboratori si occupano della ricerca contro le malattie infettive e le minacce biologiche. La domanda della giornalista: “Come ha fatto questa fake news a finire in prima serata su Fox News?”. La trasmissione, seguita da 3 milioni di telespettatori, è condotta da Tucker Carlson, che non ha mai nascosto le sue simpatie per Putin. Secondo la giornalista di Domino “la risposta può essere rintracciata nell’attività del movimento QAnon”. Account anonimi WarClandestine e BioClandestine avrebbero diffuso la fake dei laboratori rimbalzata su Twitter, Reddit e Telegram; poi è emersa da Internet grazie a Carlson, diventando, quindi, di dominio internazionale. Conclusione, la fake ha ricompattato e forse rivitalizzato una certa destra americana dopo l’assalto a Capitol Hill. Un virgolettato di Jaret Holt dell’Atlantic Council’s Digital Forensic Research Lab: “Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, una larga fetta dell’estrema destra americana ha sostenuto l’Operazione”. Sul condizionamento di fake news: “Yahoo News/ You Gov ha evidenziato che il 62% degli Americani che si dicono repubblicani considerano Putin leader più forte di Joe Biden, dato che sale al 71% quando gli intervistati utilizzano Fox News come prima fonte di informazione”. Le notizie false sia che provengono da fonte russa sia da quella ucraina rischiano di limitare oltremodo la visione d’insieme sulla guerra, anche se interviene il fact-checking (la verifica); purtroppo diventa pervasiva la diffusione virale.  Se scoperte, potrebbero arrivare ad insinuarsi nella popolazione russa e incrinare la credibilità di Putin. O il contrario e giustificherebbero eventuali minacce di future aggressioni o perfino invasioni a danno di altri Paesi confinanti. Si è visto che la paura serpeggia e alcune Nazioni cercano l’ombrello della Nato. Senza considerare che in Europa esistono frange di estrema desta divisa in filoatlantica o filorussa. Il pericolo maggiore sarebbe il nazionalismo che in Occidente potrebbe sfociare nell’estremismo di destra contro l’Unione Europea.

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