Politica, comunicazione e l’emozionalità del pubblico

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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 In Italia e nel mondo la politica ha assunto un comportamento sempre più spettacolare dopo la trasformazione dall’analogico al digitale. Facebook, twitter, instagram, blog e altro imperversano prima, durante e dopo la campagna elettorale ormai permanente. In apparenza pare che il potere si conquisti facilmente con la tecnologia, ma altrettanto facilmente si perde, salvo alcune eccezioni. Esperienze nazionali e internazionali dimostrano che si arriva ad un notevole consenso usando in modo diffuso la scrittura digitale e la comunicazione sul web, ma contenuti, programmi e progetti si vedono poco. Di conseguenza non si leggono, nemmeno si sfogliano, neanche un’occhiata di sfuggita. Vi è poi una palese difficoltà da parte dei politici eletti a mantenere il consenso durante la governabilità. Spesso i leader di movimenti e partiti vincono le elezioni, ma il più delle volte l’elettorato dimostra il proprio malcontento durante la quotidianità della politica proprio per quei leader a cui hanno dato il voto. In pratica l’elettorato sceglie chi promette di più; ma se l’eletto non mantiene gli impegni, allora chi l’aveva votato in precedenza gli volta le spalle. Così si è formato un elettorato volatile. In una situazione del genere la fiducia dei cittadini viene meno e l’astensionismo perdura, non diminuisce sia a livello locale che nazionale. In alcuni appuntamenti con l’urna la maggioranza degli aventi diritto non è andata a votare, nonostante la società della rete, le narrazioni emozionali, la politica spettacolo. Addirittura la nuova comunicazione orizzontale del digitale delegittima facilmente e velocemente, si passa dalla fiducia alla sfiducia in poco tempo. Nel nostro Paese leader incontrastati fino a qualche anno fa sono già nel dimenticatoio. E ancora: le distorsioni della rete digitale aumentano a dismisura le difficoltà per attuare la buona politica. Un esempio per tutte le altre, le fake news (false notizie, bufale).

 In realtà erano presenti anche in passato. In Alto volume Francesco Giorgino racconta che nel 1864 Lincoln fu messo in difficoltà da un pamphlet anonimo, anche se alla fine vinse le elezioni. Si era ancora agli inizi della stampa di massa quotidiana; non c’erano ancora tv e web. In The Game Alessandro Baricco narra di Colin Pawel, Segretario di Stato degli Usa, che mostrò davanti ai rappresentanti delle Nazioni Unite le (false) prove delle armi di distruzione di massa in possesso di Saddam, presidente dell’Iraq: fece vedere una fialetta di antrace, una fake new senza web dalle conseguenze distruttive in Medio Oriente. Ammise la sua colpa, accusando la CIA (Agenzia di spionaggio statunitense) di aver costruito una falsa notizia. Una bufala senza i social network. Oggi la differenza sta nel fatto che, con il web, la diffusione è virale, specialmente in campagna elettorale.

 Per quanto riguarda la politica del Terzo Millennio in Italia si è andati oltre il momento elettorale riguardante la competizione tra candidati. Ormai si parla e si scrive di campagna permanente. Ancora Francesco Giorgino trova le origini di questa propaganda continua nell’America degli anni Ottanta durante la presidenza Reagan, “ma vi erano state avvisaglie anche in quella di Carter”, resa possibile dal sistema politico bipartitico, dal leaderismo, dalla televisione, dai nuovi social. Successivamente si diffuse in Europa aggiungendo spettacolarizzazione e autorappresentazione. In Italia, negli ultimi tempi, ha preso piede lo storytelling politico o politelling: “il racconto di sé è più importante del racconto degli altri”.  Francesco Giorgino, però, fa una distinzione importante: “Da una parte le narrazioni politiche quadro[sostitutive di quelle ideologiche del Novecento; comprendere gli eventi reali secondo un quadro comprensibile e condivisibile da una comunità partecipante; individuare i modi con cui  le persone comprendono il mondo; i valori e i contesti attraverso i quali organizzano la realtà (Chiara Moroni)], dall’altro le narrazioni politiche quotidianealimentate da contenuti provenienti dall’attualità del dibattito pubblico (…). Narrazioni queste ultime che rafforzano la matrice del racconto …”. Quando la narrazione si rivolge al pubblico rivela sempre il carattere della novità rispetto alle precedenti. L’emozionalità ha la sua importanza e realizza l’identificazione tra leader e pubblico. E’ il nuovissimo modo di fare campagna elettorale. Ha un’efficacia immediata, ma a lungo andare rischia di essere ripetitiva e inconcludente. Come si è potuto constatare per alcuni leader del recente passato. 

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