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Ottocento anni per avere un Papa di nome Francesco. Poche ore per cancellare il suo insegnamento
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Francesco Bevilacqua© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tutto quello che sta dilagando, come un'onda anomala, sui mezzi di comunicazione di massa in questi giorni, soprattutto nei telegiornali e nei talk show, è esattamente il contrario di quello che Papa Francesco ci ha insegnato, e cioè che il senso religioso della vita travalica le credenze specifiche, i dogmi, la presunzione, la superiorità, la strumentalità che taluno ricava, a seconda delle sue proprie convenienze, delle affermazioni che lo stesso Papa ha fatto nel corso del suo pontificato. Stiamo assistendo ad uno sperpero di tempo e parole, quando egli avrebbe voluto solo che pregassimo, per lui, per la Terra, per l'umanità. Ed agissimo con atti conseguenti. E magari che qualche potente dichiarasse una tregua agli sfruttamenti e alle violenze. Il lutto ipocrita non si addice alla figura luminosa di questo papa così diverso da tutti gli altri. Un papa che avrebbe voluto che si applicasse il vangelo ad ogni cosa, ad ogni nostro gesto, quando ha spiegato con chiarezza che un Dio misericordioso non lesinerebbe mai la sua benedizione agli atei, ai peccatori, a chi appartiene ad altre fedi religiose, ai diversi. Come quando ha spiegato che non si può condannare la guerra, armandosi per prepararsi ad un'altra guerra.
Il dubbio è che tutta questa retorica non nasconda l’intento del sistema di obliterare la “rivoluzione” di Papa Bergoglio. Che è poi la rivoluzione di colui al quale Bergoglio si era ispirato. Nessun altro papa, infatti, aveva preso quel nome prima di lui: Francesco. Come Francesco d'Assisi, nato nel 1181/1182 e morto nel 1226. Nessuno aveva osato (o voluto?) riconoscersi nel santo della povertà, della minorità, della comunione col creato, della mitezza e della tenerezza ma anche del rigore evangelico. Ci sono voluti ottocento anni (!) perché un papa sottolineasse - con la scelta del nome e con il suo operato - l'adesione agli insegnamenti del "poverello d'Assisi". A dimostrazione che quegli insegnamenti avevano fatto pochi proseliti anche all'interno della Chiesa cattolica. Qualche sera fa Alessandro Barbero, in una conferenza su Francesco d'Assisi trasmessa da La7 (link fra i commenti) ha raccontato come, dopo la morte di San Francesco, la Chiesa abbia tentato di rinnegare i suoi ideali, ordinando, tramite San Bonaventura da Bagnoregio (quando fu ministro generale dell'ordine) la distruzione delle "vite" del santo scritte da Tommaso da Celano e le altre testimonianze di coloro che erano stati i primi compagni del santo. E fu proprio lui a riscrivere una nuova vita di San Francesco depurata di tutte le scomode idee del santo. Mi auguro, adesso, che non si faccia lo stesso con le idee di Papa Francesco.