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Sembra che sia una “colpa” dover ammettere che si vada a dormire alle 21, 21,30. Ma perché? Molti di questi soggetti è perché hanno vissuto negli anni d’oro. Dalla nascita all’evoluzione dei locali notturni. Suppongo che i nostri nonni senza televisione e discoteche saranno andati a dormire alle 8. E loro avranno vissuto sicuramente meglio con maggiore serenità e una squadra di calcio come numero di figli. (Il mio amato nonno Salvatore ha avuto 11 figli) e non ha mai tenuto il conto agli altri sull’orario in cui si andava a dormire. A nessuno. Nome Salvatore, anni 86, professione sarto. Ruolo: mio nonno. Aggettivo, meraviglioso/perfetto.
La fase storica in cui rientrare la mattina seguente è ormai superata. E l’ha vissuta chi dagli anni 70’ agli anni 90 non poteva non conoscere quello stile di vita. Dai benestanti che frequentavano le discoteche o i locali notturni agli studenti che per non rientrare a casa a studiare uscivano per svagarsi. Poi ci sono state le città esagerate, quelle che erano tante le novità e le nuove location che ti trovavi sette sere su sette impegnato a presenziare e non potevi mancare perché tutte le tue amiche e amici erano lì. E non potevi essere tacciata di essere snob o asociale.
Naturalmente la maggior parte erano studenti o benestanti. Quindi il problema di rendere conto al prossimo sull’orario di rientro non esisteva o riguardava solo i genitori e le loro pantofole che ricevevi appena aprivi la porta di casa. Ma tanto una volta che dovevi ricevere il consueto lancio della scarpa mattutino di estrema precisione come benvenuto era preferibile non rientrare negli orari in cui erano più carichi di energie. Delle 2 alle 5. Poi erano stanchi e succedeva che o dormivano o sbagliavano la mira. Quindi optavi per il rientro alle 5. E preferivi ascoltare le digressioni dei colleghi di università che suggerivano alle matricole che era preferibile rimanere nelle discoteche fino alla chiusura per evitare di essere l’obbiettivo del lancio della pantofola e delle urla dei genitori che non conoscendo la movida vaneggiavano sul nulla con rimproveri e offese e le solite scarpe versione lancio del giavellotto.
E siccome sono citati nei comandamenti era preferibile rimanere in silenzio o evitarli. Ci sono stati anche i frequentatori di pub o musica dal vivo che subivano gli stessi trattamenti. Esisteva anche chi rientrava presto perché non trovava interessante né una serata in discoteca né rimanere fuori casa fino a tardi. Ma si sono ritrovati, oggi a rincasare alle prime luci del mattino con i capelli grigi per poter capire cosa avessero vissuto i loro amici da giovani. Ma nessuno ha mai chiesto a questi soggetti perché da giovani non facessero tardi e andavano in branda a orari civili.
E allora perché i grandicelli che ora si annoiano dopo le 21 a rimanere fuori casa vengono indicati con il dito per essere dei pantofolai. E oggi adorano andare a dormire presto perché da giovani secondo loro si deve o dovrebbe fare tardi e non da grandicelli perché cambia l’orologio biologico . Ma con tutte queste nozioni agli ex giovani da movida non interessa giudicare i loro coetanei sull’orario del loro rientro a casa. Questi hanno bisogno di posare le membra molli alle 21 come i loro nonni che erano semplici e basic e non giudicavano lo stile di vita dei nipoti. A differenza dei genitori che non riuscivano a gestire e comprendere il mondo della movida, sia per chi lo aveva vissuto che per chi era rimasto anticipatamente in pantofole a aspettare il rientro dei pargoli. E comunque poi davano di matto. Anche perché la generazione dei nonni era seriamente concentrata a sopravvivere e proveniva dal periodo delle guerre.
Poi è arrivato il boom economico e la gente in modo diverso è impazzita per accumulare denaro, investire in immobili, girare il mondo, divertirsi. E questa mentalità è rimasta fino a qualche decennio fa. Poi è giunta la fine delle realtà delle discoteche e sono rimasti i locali notturni e i rave. E molti sono ingrigiti e preferiscono la branda e il tg senza rimanere basiti su chi inizia o continua a rientrare all’alba. A prescindere dal numero di nascita sulla carta d’identità. Però ora non si deve indagare sul motivo di chi ama andare a dormire alle 21.