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C'è chi soffre quando si sente giudicato e chi se ne frega. Ma da cosa dipende questa sostanziale differenza di comportamento? In molti (soprattutto nell’era dei social) tendono a dare un giudizio anche superficiale all’altro. Accade spesso, non sempre, che questo modo di aggettivare il prossimo non sia richiesto, (quasi mai) ma lo facciamo gratuitamente). Come modalità di sfogo o, passatempo e sono il più delle volte, forme di una mentalità inculcata in famiglia, dagli amici o dalla Tv. E se il giudicato, non ha uno stile di vita simile al nostro, allora la critica sarà più acida, mentre in caso di verosimiglianza per incantesimo sarà un elogio. Quasi come se lo facessimo a noi stessi. E siccome in questo momento di ossessione social h24 la nostra vanità scarseggia o si potrebbe calcolare con il contagocce dell'En, vorremmo che l’altro ci somigli. Nel bene e nel male. È "un dato che ci rende più sensibili. Mentre se aggiungi il termine detestato e demonizzato da molti": insensibile, "riferito all’altro, lo reputerai un marziano e si attiverà la modalità": trattamento critico.
Siamo tutti diversi ma non lo accettiamo quasi mai. Ognuno pensa di possedere l’identikit della persona perfetta e di indossarla come un abito su misura nel suo stile di vita. E se gli altri sono diametralmente diversi si accende la lampadina sulla voce "sentimento contrastante”. Ognuno per fortuna decide e vive come meglio crede e non è un nostro dovere giudicare. E, comunque, l’aggettivo il commento è solo un parere, una semplice opinione. Anche nel mondo degli influencer, dove troviamo pagine di personaggi che incidono o dovrebbero influenzare le nostre scelte accade che, o siamo followers o ci discostiamo completamente. Questo è un invadente tratto caratteriale che gratifichino nel commento se l’influencer è vicino al nostro modo di essere. Quando siamo inondati di antipatia verso il personaggio ecco una digressione squalificante nei commenti. È un esercizio umano quello di giudicare che potrebbe smettere di fare parte del nostro essere se iniziamo a adottarlo su noi. Per gli psicologi, chi soffre i giudizi è un soggetto insicuro che vorrebbe sempre essere nel giusto, quasi una forma di terrore quando non si accetta di poter essere persone fallimentari. Quando si ama se stessi si evita di giudicare il prossimo.