Lei, voi, tu, signorina

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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Alcune mie amiche hanno depennato dalla loro quotidianità tutti i soggetti che anziché il lei, il voi e il tu hanno inserito la litania del signora venti volte in dieci minuti di comunicazione. E rientrano anche donne sposate quelle che li hanno abbandonati per la loro infinità di “Signora” in ogni dove. Una di loro ha persino risposto in modo non elegante riferendosi alla donna che lo ha messo al mondo all’impiegato che si era incantato (come un disco) a offenderla conferendo al termine un significato del tipo “Sei anziana.” C è un limite a tutto.

Un'altra mia amica risponde a questa ripetitività soffocante con uno sradispettoso Grazie signore! Anche se lui poteva avere al massimo venti anni. E’ rimasto silenzioso e basito. Uno a zero! Poi è stato disposto anche nei riguardi di un'estetista per messaggio vocale che ha intonato Signora con la stessa ripetitività di “Yesterday” (canzone dei Beatles) ma senza la bellezza canora e di contenuto. Insomma una invasata delle offese gratuite che per una semplice ceretta ha ripetuto Signora venti volte. E’ stata inserita in black list. Anche il tu confidenziale è irritante ma non è mai ripetuto come se mettesse la distanza per il numero finale sulla carta d’identità tra i due interlocutori.

Mia nonna ripeteva sempre a chi la trattava da donna in avanti con gli anni che “Se Dio vuole avrai anche tu un giorno la mia età”. Ma con lo sguardo li odiava. Insomma nella maggior parte dei contesti dell’uso allocutivo, è consigliabile rivolgersi a una donna con signora e non con signorina. Se si tratta di una persona molto giovane nei contesti informali la si può interpellare direttamente con il tu invece in contesti più formali si dovrebbe chiedere il nome con la dovuta cortesia, e usare quello continuando a darle del lei. Anche perché dagli anni 80’ la dissimetria tra maschile e femminile è stata considerata sessista e l’uso di signorina per riferirsi a una donna non sposata è stato sconsigliato.

I rapporti di convivenza e maternità al di fuori del matrimonio civile o religioso hanno aumentato le ragioni per evitare la parola usando al suo posto signora. E anche per le donna sposata il termine è premesso al proprio cognome e non a quello del marito. Una legge per abolire il termine signorina non è stato mai approvato. L’unico testo ufficiale è una disposizione del 2009 del Parlamento europeo che contiene linee guida per la neutralità di genere e consiglia di omettere qualsiasi appellativo che si riferisca allo stato civile della donna.

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