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Nella trasmissione OTTO E MEZZO del 15 settembre scorso, condotta su La 7 da Lilli Gruber, Paolo Pagliaro ha dedicato il suo consueto editoriale, Il Punto, ad Edgar Morin, riassumendo alcune pagine di SVEGLIAMOCI! (Ed. Mimesis), la recente breve pubblicazione, un pamphlet, del filosofo francese. Il giornalista e autore televisivo di lunga data ha subito sottolineato “la freschezza del pensiero” del sociologo parigino, sebbene abbia superato brillantemente il secolo di vita. Ne ha elencato il suo “programma politico”, senza essere candidato, facendo riferimento alla Francia, all’Europa, al mondo. Bisogna scegliere Una politica pienamente umanista: “Oggi abbiamo bisogno di resuscitare una nozione di salute pubblica in grado di chiamare a raccolta le buone volontà per far fronte ai pericoli mortali. (…) Questi pericoli richiedono una politica nuova che integri in sé l’ecologia, la cui portata (…) riguarda tutti gli aspetti politici, sociali, tecnici e scientifici. (…) Una politica dell’energia che sostituisca il più rapidamente possibile le energie pulite (solare, eolica, mareomotrice, geotermica) a quelle inquinanti, petrolio e carbone. Una politica dell’acqua che disinquini fiumi, laghi e oceani. Una politica delle città che purifichi l’aria dei grandi agglomerati favorendo zone pedonali, trasporti pubblici elettrici, biciclette e che sviluppi quartieri ecologici conviviali. Una politica delle campagne che faccia regredire l’agricoltura industriale che rende sterili i terreni e standardizza prodotti poveri di vitamine, insipidi e pieni di pesticidi, così come l’allevamento intensivo, che concentra nelle condizioni più ignobili milioni di polli, maiali, bovini. Questa politica favorirà il ritorno di piccole aziende agricole e il progresso dell’agroecologia. Ridarà vita a borghi e paesi riportandovi caffè, botteghe di alimentari, uffici postali, ambulatori. Una politica economica che assicuri una regressione costante dell’onnipotenza del profitto con la redistribuzione delle risorse grazie al progresso dell’economia sociale e solidale, dell’agricoltura sana, dell’alimentazione locale e salubre, del consumo liberato dall’influenza della pubblicità. Una politica della produzione che favorisca la crescita di prodotti utili e necessari (…) e la decrescita di prodotti superflui o dal valore illusorio. Una politica di solidarietà che controlli lo sviluppo tecno-economico e sostenga i raggruppamenti solidali. (…) Una politica dell’istruzione che (…) restituisca agli insegnanti la loro grande missione umanista. (…) Una politica di riforma dello Stato mediante la sburocratizzazione e lo sradicamento delle lobby private parassitarie” (pp. 66-69). Paolo Pagliaro conclude il suo intervento con quanto scritto nel libro a pagina 71: “Rinunciare al migliore dei mondi non significa affatto rinunciare a un mondo migliore”. Alcuni dei temi esaminati da Paolo Pagliaro sono state riportate dal sottoscritto con integrazioni tratte dalla lettura della breve pubblicazione.
Morin osserva “Le due France in una” come dal titolo e dalle prime pagine dell’opuscolo: “Quella umanista e quella reazionaria”. Tali analisi e riflessioni ben si adattano alle vicende storico-politiche di altri Paesi, evidenziando il disastro neo-liberista: “Il neoliberismo mondiale non è altro che la mondializzazione dell’onnipotenza del profitto. Il pianeta è ormai sottomesso a questa potenza, che provoca allo stesso tempo catastrofi ecologiche e asservimento dei popoli, suscitando molte rivolte sempre represse. (…) Sembra che quelle stesse forze devastatrici producano nel mondo una regressione politica e sociale generalizzata, la crisi della democrazia che conduce all’instaurarsi di Stati neo-autoritari e/o dominati dagli interessi finanziari (pp. 38-39). Sul retro della copertina l’editore ha messo insieme in modo efficace pensieri, idee espresse in diverse pagine del pamphlet, rendendo appieno il concetto politico: “Non è solo la crisi dei partiti di sinistra in rovina, né soltanto la crisi della democrazia che imperversa in tutto il mondo [p.31]. Ora siamo al cuore della crisi e la crisi è al cuore dell’umanità [p. 41]. Civilizzare la Terra, trasformare la specie umana in umanità, diviene l’obiettivo fondamentale e globale di qualunque politica che aspiri non solo al progresso ma alla sopravvivenza dell’umanità” [pp. 56-57].
In una conversazione del 21 agosto scorso con Nuccio Ordine, professore ordinario di Letteratura italiana all’Unical, apparsa su La Lettura (supplemento domenicale culturale del Corriere della Sera, in cui si anticipava l’uscita di Svegliamoci), il filosofo parigino ha detto la sua sul Partito democratico italiano: “Il Pd è frutto di una serie di trasformazioni del vecchio Partito comunista in partito socialdemocratico. E vive, purtroppo, la stessa crisi della socialdemocrazia contemporanea, incapace di esprimere una nuova linea di pensiero e una nuova via. Ma soprattutto incapace di respingere l’idea neoliberista fondata sul fatto che non ci siano alternative. Senza individuare i temi centrali da affrontare, sarà difficile promuovere un nuovo corso economico e sociale”.
Il breve scritto contiene in nuce alcune tematiche seminariali della Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme: “Le regolazioni proprie degli ecosistemi e della biosfera. (…) L’antropocene. (…) La comunità di destino dell’umanità. (…) Questa complessità, nella quale crescita e decrescita divengono inseparabili. (…) L’unitas multiplex. (…) Homo allo stesso tempo sapiens e demens. (…) L’autoproduzione e l’autorganizzazione. La nostra educazione incapace di collegare le conoscenze (…) Un’auspicata riforma dell’istruzione. (…) La Terra-patria. (…) Il secondo principio della termodinamica”. Argomenti approfonditi nei seminari coordinati da Giuseppe Gembillo, già professore di ruolo di Filosofia della Complessità nell’Università di Messina, insieme a Giuseppe Giordano, ordinario di Storia della Filosofia presso l’Ateneo peloritano, tra i relatori più attivi nei 18 anni di lezioni. Alla freschezza del pensiero dell’ultra centenario Morin fa da grigio contraltare la crisi del pensiero contemporaneo, dovuto allo specialismo caratterizzato “dalla separazione e dalla frammentazione delle conoscenze”. Si rimane ancorati alla logica aristotelica che “esclude qualunque contraddizione come una assurdità. (…) Impone di vedere l’universo come una serie di oggetti avulsi dal proprio contesto (pp. 60-61). È urgente Cambiare strada attraverso una riforma del pensiero che elabori con il metodo della complessità nuovi modelli di conoscenza per interpretare la realtà contemporanea, alquanto problematica, al fine di individuare un cambiamento di rotta.