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Esiste in questi anni un’epidemia di solitudine. Noi viviamo nel terrore dei contratti a progetto e abbiamo adeguato le amicizie. A progetto. Nel senso che non stiamo diventando da eremiti o che non sappiamo chi invitare alla festa del compleanno ma diciamo spesso e volentieri “Dovremmo vederci” senza consequenzialità. E capisci che i tuoi amici cercano di far funzionare e incrociare esigenze, agende, idiosincrasie. Può darsi che con il tempo le relazioni siano fallite anche per una problematica logistica che è una condizione esistenziale. Però potrebbe capitare che per colpa di un imprevisto perdi un amico per mancanza di tempo e organizzazione. Anche perché sono meno frequentate le istituzioni intermedie, dalla chiesa al partito al bar. In sostanza l'amicizia è diventata il sismografo della vita e non la sua costante. E tutto procede ma solo se la salute regge, e anche quella dei genitori, se gli orari di lavoro non sono disumani e le finanze a posto. Ma se uno di questi elementi viene meno, ecco che inizia la lontananza in quanto lo sforzo è superiore alle nostre forze.
Purtroppo rimane il senso di solitudine. Esiste ormai in modo trasversale. E’ una solitudine che coinvolge dai single alla coppia, dai giovani agli adulti agli anziani. E sono tutte persone a cui piacciono le persone e che sanno stare al mondo. Ma si ammalano di solitudine. A molti di loro non piace la società in cui vivono perché manca il senso di comunità. E si ritrovano a vivere un vuoto affettivo che non sanno, sappiamo come colmare. Un tempo si avevano e si coltivavano amicizie per cambiare insieme il mondo. Oggi bisogna cambiare il mondo prima di poter vedere i nostri amici. Ci siamo allontanati dalla politica per tornare nel privato alle nostre relazioni. Ma ogni compito richiede del tempo che togliamo a loro. Forse abbiamo troppi obbiettivi che ci allontanano troppo spesso gli uni dagli altri. Troppe volte..