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Dopo l’uscita di «Terroni» di Pino Aprile, gli studi di Vittorio Daniele, economista e docente presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro sono balzati alla ribalta perché, smentendo molti luoghi comuni, mostravano per la prima volta come nel 1861 le due aree del Paese non solo non fossero così diverse dal punto di vista economico, come comunemente si ritiene, ma fossero addirittura simili. Quei risultati – contenuti in particolare in un libro scritto da Daniele e Paolo Malanima – mettevano in discussione uno dei presupposti di un secolo e mezzo di storiografia filorisorgimentale, che vedeva nel Risorgimento un processo di liberazione del Sud dalla condizione di sottosviluppo al quale la dominazione borbonica lo aveva condannato.
Oggi Daniele torna in libreria per Rubbettino con un nuovo argomentatissimo libro su questi temi: ‘Il paese diviso. Nord e Sud nella storia d’Italia’. Il volume passa in rassegna le varie teorie sul ritardo del Sud e snocciola dati e cifre per ribadire che il divario comincia proprio a partire dall’Unità d’Italia. Alla formazione del divario tra Nord e Sud contribuirono certamente le politiche attuate nei primi anni post-unitari ma, più che per ragioni legate a logiche di dominio coloniale messe in atto dal “perfido Cavour”, come vorrebbero i più accaniti neoborbonici, il progressivo declino delle imprese presenti al Sud e lo sviluppo di quelle del Nord, specie nel triangolo industriale Torino-Genova-Milano, furono dovuti alla peculiare geografia dell’Italia: un paese stretto e lungo, proteso nel Mediterraneo. La prossimità ai grandi mercati dell’Europa centrale avvantaggiò le regioni del Nord, in particolar modo Lombardia, Piemonte e Liguria, sostenendone la crescita industriale. Il divario, inizialmente molto piccolo crebbe e il Sud, geograficamente periferico, lo divenne anche dal punto di vista economico. Il divario Nord-Sud viene visto, dunque, non più come atavica incapacità dei meridionali di governare se stessi, ma in larga misura frutto di una questione ingovernabile come, appunto, la geografia. Oggi tuttavia – argomenta l’autore – nell’epoca della globalizzazione, in cui non è più la geografia fisica ma quella economica a influenzare la crescita delle regioni, il divario Nord-Sud sembra non solo diminuire ma addirittura accentuarsi.