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L’ironia ‘e uno strumento comunicativo ma non è patrimonio di tutti. E sul versante donne, se qualcuna dovesse avere del potenziale umoristico, o una dose nel Dna di ironia, sarebbe considerata una forma di stravolgimento della attuale struttura sociale. Chi scrive simpatizza per le donne ironiche, le ho come amiche da sempre e ritengo siano meno (molto meno ma non di tutte ) nocive dei musi lunghi. Anche perché la libertà comincia dall’ironia, sosteneva Victor Hugo. Nel 1926 Giovanni Battista Ughetti, professore di Patologia Generale all’Università di Catania e scrittore nel trattato “L umorismo e la donna: deficienza dell umorismo e del senso del comico nel sesso femminile” elaborava la teoria acritica sull’assoluta incapacità delle donne di poter essere ironiche. E questo dato maschilista mi mancava. E ti giungono in mente Monica Vitti, Shirley MacLaine, Mariangela Melato, Franca Valeri e Tina Pica.
Per Ughetti il senso dell ‘umorismo non rientrava nelle prerogative della donna e se così fosse stato, non sarebbe stata perfettamente donna. E si legano a distanza di tempo due riflessioni in merito. Una mia amica sosteneva che le donne perdono in fascino quando fanno ridere e lo scrittore che ne ha scritto un libro. Per fortuna non è stata provata la posizione tranchant di matrice positivista per cui la componente fisiologia può avere un impatto fisiologico nel rapporto donna/ironia. Aggiungi che ormai il termine pagliaccio è la nuova offesa a chi non è perennemente serioso e ha una vena ironica per smorzare le brutture della vita. E si sente questo aggettivo troppo spesso che saccheggia una ricchezza preziosa nei talenti di una persona. “Il barbaro o deride senza riserve o venera senza riserve” per Nicolàs Gòmez Davila, e “la civiltà è un sorriso che mescola con discrezione ironia e rispetto.”
Nel XIX secolo la risata era proibita, era ammesso solo il sorriso alla donna che limitava, nel confine la sua potenza seduttiva, lasciandola agire in uno spazio controllabile. La risata era invece, una risposta emotiva ingovernabile, che disarmonizzava la fisionomia del volto. Mentre il sorriso era la risposta ordinata e prudente . Nel XX secolo, è diminuito l’interesse sociale che interdiva la risata della donna non considerata più allarmante, e che si inserì nella sola posizione di fruitrice passiva dell ironia dell uomo. L’ironia è una forma di dissimulazione, lo indica la radice della parola in greco e latino. Ironia, colui che interroga fingendo di non sapere che può essere dissimulata sia per motivi nobili che opachi. Nei primi l ironia allegerisce una situazione pesante o un problema che rischia di travolgerci o un dialogo che potrebbe precipitare sull orlo dello scontro con una forza potente e gentile.
Nel caso di opaco, l'ironia può trasformarsi nel tentativo di sfuggire alla realtà e il non voler assumere una responsabilità. In sintesi, l'ironia è una forza potente, violenta e rivoluzionaria. E succede che una frase azzeccata con il giusto tono e accompagnata da un gesto che la riempie può essere molto piu’ efficace di qualsiasi rimprovero. Inoltre, da leggerezza in un mondo dove le persone tendono sempre a prendersi troppo sul serio diventando un vero e proprio vaccino che allontana dal grigiore del proprio io l epicentro dell universo. Quando l’ironia è bene dosata crea empatia, riduce le distanze genera relazioni e affetti. Inoltre le persone che sanno amare riescono a essere ironiche mentre chi vive con il rancore non brilla in tal senso.