© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vanità, capricci, terrificanti circondano la nostra esistenza. O meglio soggetti che hanno delle consuetudini che neanche un milionario con barche o aereo privato si sognerebbe di esibire. Sui giornali vediamo le foto di principesse reali con i carrelli ai supermercati che fanno la normale spesa o sorelle di queste che lavorano come cameriere nei pub. Imprenditori bolognesi che vanno al mercato come delle semplici casalinghe senza demandare i propri collaboratori. E non è una notizia. Ognuno, se non commette reati può benissimo fare quello che vuole. L‘altro giorno alla cassa di un supermercato un imprenditore con le mani in tasca faceva spostare la spesa dal carrello alla cassa da un collaboratore. E ritengo lo facesse anche imbustare. Sono andata via perché non volevo assistere a una scena da medioevo. Ribadisco, ognuno è libero di spendere i propri soldi come meglio crede e di retribuire le persone anche per questo.
Ho saputo che esiste la figura dell’istruttore dei cani perché una mia cara amica mi ha spiegato di averlo contattato per il suo meraviglioso cane perchè non morda i piedi agli amici o ai conoscenti. E questa è una nuova professione che serve e educare gli animali a sapersi comportare e non un lusso. Ci sono anche le differenze, nel lusso e nei servizi utili. Poi ci sono realtà che vedono le tate, anche avanti con l età che devono andare a comprare le pizze alle giovani donne che gli pagano lo stipendio. Non sono abituata, stata educata per poter comprendere queste abitudini alla Luigi XVI/Maria Antonietta, perché mi disturbavano nell’infanzia e anche oggi.
I professionisti oberati di lavoro inviano assistenti e segretaria nelle cancellerie e a pagare le bollette. E questo posso capirlo se la retribuzione comprende anche questi extra. Un parlamentare mio amico mi disse con il naso all’insù che non aveva mai messo piede in un centro commerciale perché era un luogo del popolo. Lo guardai come se fosse un extraterrestre. Sarà! La mia amica Paola di Monza, ogni week end parte per Londra, Parigi a fa la personal-dresser e mi ha sempre affascinato il suo essere umile, e professionale. Non fa la snob in quanto tutti possono aver bisogno dell’abito sartoriale. E con la sua professione non mette dei paletti al suo modo di confrontarsi con il prossimo. Dal panettiere al direttore di giornale in centro sapeva sempre come comportarsi. Stesso discorso lo faceva mio padre. Dal bar scalcinato al ristorante 5 stelle bisognava sapersi adeguare mai con superbia e presunzione. Non per niente sono dei peccati. E solo così si è cittadini del mondo e non gretti paesani. Ho uno zio nobile, che mi ha insegnato che nella vita bisogna essere capaci per primi a saper sbrigare le faccende e poi se non si ha il tempo, in exstremis inviare altri a sostituirci. Sano insegnamento da un uomo che è cresciuto dall’età di sette anni senza il papà. Mio nonno.
Poi c’è il dato preoccupante che si riallaccia alla parte iniziale dell’articolo sui mancati re e mancate zarine che per di più si vantano dei capricci che hanno. Della serie: “Non ho mai pagato una bolletta, non ho mai fatto la fila alla posta o in banca!”. Allora perché, gonfiarsi come i pavoni a non volere o potere o sapere di essere privilegiati nel non stare in piedi come tutti gli umani a fare cose normali nelle file mattutine in uffici? Cosa c’è di male? Perché vantarsi del nulla? Pensavo, ma in questo mi rendo conto di essere fuori dai giri che contano, che bisogna essere fieri di essere laureati, o di aver vinto un premio di aver fatto attraversare un anziano di avere salvato la vita a un bambino che annega. Ma forse da bambina ho letto troppi fumetti di Walt Disney, ma anche nel mostro di Düsseldorf, esiste una morale. Nel fare queste mosse qual è il senso?