Disdire la gita...Art.48

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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Pensi se andare o no, pensi che dovresti ma che tanto non cambierà nulla! Negli ultimi anni l’astensionismo è aumentato. Però c’è anche chi attua l’astensione andando a votare. Sono coloro che inseriscono nell’urna una scheda bianca o nulla. 

Esiste anche l’elettore che esce di casa il giorno delle votazioni e che indeciso sul da farsi e indifferente rispetto all’offerta politica, medita se dedicare la domenica elettorale a un hobby o cercare la scheda per andare alle urne. Ma cosa passa nei pensieri degli elettori da quando conoscono la data delle elezioni.

La prima reazione (per qualcuno) e’ “Non andrò certamente a votare”. Poi motivano la scelta. Non ha fatto nulla (da sindaco, consigliere, parlamentare). Secondo motivo, calcola lo stipendio che hanno ricevuto. E grida con sé stesso dalla rabbia. Terzo motivo, ricorda di avere chiesto senza aver ricevuto il favore della strada da riparare o del mancato posto di lavoro. Ma non soddisfatto spia sui giornali o ascolta gli amici per conoscere i programmi dei candidati. Ascolta le interviste e valuta se potrà rivolgersi un domani ai signori/e dei faccioni sui manifesti. E intanto rimugina.  Trascorrono i giorni e inizia la manipolazione degli agenti esterni sulla sua decisione di astenersi o di mettere la croce sulla scheda come segnale di insofferenza.

Trascorrono i giorni e ascolta le interviste, e rimugina. Ascolta gli amici e i conoscenti e cerca di ricordare dove potrebbe essere in casa la scheda.  Che stress richiederla anche questa volta a ull’ufficio elettorale! Però ogni tanto ritorna la rabbia per gli stipendi che ricevono e per i favori non ricevuti. Il suo orgoglio è ferito e la rabbia è alle stelle! Esce e butta l’occhio sui manifesti, inizia a ricevere telefonate da amici e conoscenti per parenti che si candidano e da buon bugiardo elettorale risponde sempre e solo si.  Intanto rimugina. Passano i giorni e a secondo del suo umore e dell’andazzo della giornata si incaz..come un sindacalista o continua e osserva come un compulsivo ossessivo la scheda.

I giorni antecedenti al voto si sente un gladiatore romano e organizza la gita fuori città per evitare la tentazione di varcare  la soglia della scuola sede del seggio. Intanto la notte nei momenti di insonnia rovista la casa come un ladro in cerca il foglio da inserire la croce. Poi un bel giorno  la trova e la  nasconde nel comodino quasi a vergognarsi di aver pensato di aver cambiato idea. Anche perché è convinto che esiste l’ ovvio beneficio di non dover raggiunger il seggio per lasciare il tempo libero per altre attività. Però la sua coscienza urla, il voto è un dovere civico (comma 2. Art 48 della Costituzione italiana). E il diavolo che è in lui si inserisce con un “Ma chi se ne frega! Ma ribadisce la coscienza: L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il paese (art 4 comma 1).

Quindi inizia a pensare e a pesare i pro e contro del da farsi. All’inizio leggeva e si informava della data per le elezioni, e poi man mano dai discorsi che ascolta e le notizie che legge si  rende conto che deve essere un buon cittadino. Quindi iniziava a discutere dei problemi, delle probabili soluzioni e si sorprende a pensare, “ Perché non mi sono candidato?” Quindi dal menefreghismo più acuto a una finta indifferenza e strafottenza si è arrivati a un debole interesse e a buttare su un pezzo di carta le sue idee e disdire la gita fuori città. A dormire con la scheda sul comodino e sognare di svegliarsi con addosso la fascia tricolore o con la macchina blu con l’autista che lo aspetta sotto casa…Infine ci sono gli elettori dalla memoria breve che a secondo dell’operato di onorevoli e sindaci sono protagonisti della vittoria.  Se governa bene asseriscono di averlo  votato. Se non governa, affermano di non conoscerlo-a. Vi ricorda qualcuno? 

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