Firenze - Un detenuto calabrese 56enne, condannato a 30 anni per omicidio è morto ieri sera per infarto causato da una embolia nel carcere toscano di Porto Azzurro. "Il detenuto - spiega il segretario generale del Sappe Donato Capece - aveva un fine pena nel 2018 e fruiva regolarmente di permessi premio: avrebbe dovuto fruirne uno proprio il prossimo venerdì. E' deceduto dopo aver accusato alcuni malori e problemi di respirazione". "Nonostante i tempestivi interventi del personale di Polizia Penitenziaria, di quello medico e paramedico non c'è stato purtroppo nulla da fare". "I dati diffusi recentemente dalla Società italiana di medicina e sanità penitenziaria ci dicono - sottolinea Capece -che il 60-80% dei detenuti è affetto da una patologia. Un detenuto su due soffre di una malattia infettiva, quasi uno su tre di un disturbo psichiatrico, circa il 25% è tossicodipendente. Solo 1 detenuto su 4 ha fatto il test per l'Hiv". "Le stime sulla salute dei detenuti italiani elaborate dalla Simspe vedono in testa alla classifica delle patologie più diffuse le malattie infettive (48%); i disturbi psichiatrici (27%); la tossicodipendenza (25%); le malattie osteoarticolari (17%); le malattie cardiovascolari (16%); i problemi metabolici (11%); le patologie dermatologiche (10%). Per quanto riguarda le infezioni a maggiore prevalenza, il bacillo della tubercolosi colpisce il 22% dei detenuti, l'Hiv il 4%, l'epatite B (dormiente) il 33%, l'epatite C il 33% e la sifilide il 2,3%"
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