© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’evolversi dei pensieri accade quando negli anni mutano in base agli eventi. Per fortuna e per sfortuna. Prima si pensava all’amore, al futuro, ai figli, al lavoro e magari, i più sofisticati intellettualmente, al senso della vita. Un tempo si pensava all’amata, “Che farà mi penserà?”. Oggi si pensa alle bollette al costo della vita. Aumenterà? Arriverà il bonus? Per i comuni e banali mortali. Per gli essere “superiori” sarà quello di prenotare le prossime vacanze o aprire un conto o simili nella prossima banca all’estero. Sono tutti pensieri.
Il pensiero è un linguaggio della mente e oggi si vuole a tutti i costi voler vivere un modello di felicità come assenza di sofferenza e di problemi. Come succedeva nelle favole raccontate dalle mamme ai bambini. È il modello dello Starbenismo. E poi si patologizzano le esperienze negative e si inizia una vera e propria lotta contro queste esperienze. Ma bisogna essere a conoscenza che l’Oms ha rilevato l’aumento di casi di depressione. La società ci ha insegnato che la normalità è stare bene. È una linea sottile quella che divide la ruminazione e il problem solving. Il rimurginio crea il problema, il problem salving li risolve. Per Steven Hayes il sistema nervoso funziona come una calcolatrice senza i tasti meno e cancella ma solo con i più, uguale e moltiplica. E usare il tasto più equivale a aggiungere i problemi fino a un blocco che aumenta in confronto a quello iniziale. Sono tutti pensieri quelli che turbano o attivano la nostra vita. Per Leopardi erano dominanti. Per Susan Nolen-Hoeksema capo del dipartimento di psicologia dell’Università di YALE, morta nel 2013 che si è occupata del fenomeno dell’overthinking e ne ha fatto il centro delle sue ricerche e ha spiegato che le donne rischiano maggiormente di soffrirne. Per l’autrice di Women who think too much how to break free of overthinking and reclaim your life,” “Come scappare dall’overthinking e riprendere la tua vita”.
C’è il pensiero, ruminante, che è abbastanza rischioso perché invia a una iniziale situazione depressiva. Capita a tutti di pensare solo a alcune cose e ogni tanto. Ma ai pensatori cronici succede che entrano in pressione e vanno in confusione per lo stress. E non diventa più una pressione positiva. È un pensiero irrefrenabile l’overthinking che non ti fa smettere di pensare. Capita di essere cronici h24 e di vivere vite parallele dai social o di avere una cultura digitale che le porta a condurre una seconda esistenza online. Il modus di pensare non è sempre un dato patologico ma solo quando diventa logorante e porta a uno stato di disagio. In altri casi sarà una modalità problem solving. La capacità di pensare è un dono che abbiamo ma utilizzato in modo eccessivo ci consuma e crea confusione mentale. L’overthinking indica un infinito susseguirsi di pensieri senza senso logico che si aggrovigliano in loop, che riempiono la mente logorano il corpo causano stress ansia e fatica a concentrarsi. Il dato più pericoloso è che rende fragili e confusi. E in un momento storico come quello attuale anche Superman lo sarebbe. Quindi il pensare sempre è uno stato mentale tipico della vita sociale contemporanea e si divide in: pensare troppo al passato o al presente o al futuro.