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Piraino, comune della città metropolitana di Messina, è il paese nativo di Giuseppe Gembillo, già professore ordinario di Storia e Filosofia della Complessità presso l’Università Peloritana, coordinatore per 18 anni, dal 1997 al 2014, delle attività seminariali della Scuola Francesco Fiorentino di Lamezia Terme e tanto altro, a livello nazionale e internazionale; un curriculum immenso. Sono stato più volte nella sua casa di Piraino dove lo studioso torna di frequente; dall’altura si affaccia sul mar Tirreno. Che meraviglia! Al di là dell’orto le isole Eolie; gioielli preziosi sul mare cristallino, ottima location con scenografia cinematografica pronta per opera della Natura. Una volta dalla finestra ho visto Ulisse (visionario!) sulla nave carica di miti dell’Ellade antica; guardava in alto, forse era in allerta per il ciclope Piracmone; la leggenda vuole abitasse in questi luoghi. Il panorama è ben diverso nelle altre zone del paese: niente mare; colline brulle e la strada che si inerpica, tra decine di tornanti, dalla frazione di Gliaca al centro abitato adagiato su un crinale collinare. Piraino è il classico borgo siciliano: ritmi lenti e silenzio interrotto da qualche vocio o dal rumore ritmico dei passi. È diventato negli ultimi anni “il borgo del Pensiero complesso” per le iniziative portate avanti dal filosofo di Messina. Nei giorni scorsi in tale luogo di tranquillità, in piazza Baglio, Gembillo, direttore scientifico del Centro Studi Internazionale di Filosofia della Complessità “Edgar Morin”, ha organizzato, da remoto e in presenza, l’evento sul compleanno centenario del filosofo e sociologo francese “100 studiosi italiani per i cento anni di Edgar Morin” presentando il libro CENTO EDGAR MORIN. Cento firme italiane per i 100 anni dell’umanista planetario, a cura di Mauro Ceruti, professore ordinario di Filosofia della Scienza presso l’Università IULM di Milano; e il libro In cammino con Edgar Morin, curato da Annamaria Anselmo e pubblicato dall’editore messinese Armando Siciliano. Così Piraino, piccola comunità di 4 mila anime, è diventato il punto d’incontro di un appuntamento culturale nazionale. Un regalo del filosofo siciliano alle proprie radici.
Al tavolo degli interventi Giuseppe Gembillo e Massimiliano Biscuso; in collegamento Mauro Ceruti, Chiara Simonigh e Nunzio Allocca. Il filosofo siciliano della Complessità, nella veste di moderatore, ha introdotto l’iniziativa alla presenza delle autorità locali, il vicesindaco Salvo Amato e l’assessore Federico Venuto, che hanno mostrato compiacimento per la manifestazione di notevole spessore culturale. Intervenendo Mauro Ceruti ha espresso emozione e gratitudine per essere nell’agorà del paese. Ha condiviso la serata nell’Isola Felice dove ha coltivato la sua ricerca. Ha subito sottolineato che il volume è stato concepito insieme a Gembillo e alle altre firme italiane: “100 intellettuali, cento i campi di ricerca”. Ha ricordato il primo libro del filosofo e sociologo francese, L’anno zero della Germania (L’an zéro dell’Allemagne), pubblicato nel 1946. Sono pagine raccontate nella Berlino liberata dai nazisti. Per Morin la ricostruzione della Germania è la ricostruzione dell’Europa: da quella distruzione doveva nascere una nuova umanità. Sarà un’esperienza fondamentale per l’inizio del suo percorso intellettuale e del suo metodo sociologico, mettendo da parte l’oggettività e passando alla sociologia dell’azione. Questa prima opera influenzerà le successive, La Comune di Parigi del maggio del ’68 e i volumi del Metodo (La Methode). Nel libro, curato da Ceruti, studiosi delle diverse discipline parlano del filosofo transalpino come di un protagonista del secolo scorso e degli inizi del Terzo Millennio: “E’ la metafora quasi plastica dell’Europa e del Mediterraneo”. Si fa chiamare così durante la Resistenza, il suo vero cognome era Nahum, figlio di Ebrei Sefarditi (espulsi nel 1492 dopo la Reconquista iberica dei sovrani spagnoli). Gli antenati da Livorno e da Salonicco si trasferirono a Parigi dove nacque il padre. Il primo cognome è Nahum a cui fece aggiungere “detto Morin”. Si sente del popolo ebraico, per questo sensibile ai “reietti”; ma anche spagnolo, italiano, francese. Una sensibilità mediterranea, pertanto “sommerso” dalla vita; ma anche dalla crudeltà e dal trionfo della morte, come succede oggi per le guerre e per la pandemia. Il senso della complessità permette di percepire le due verità contrarie: le qualità e le carenze. Così è fatta la complessità umana. “Tutto ciò mi ha condotto verso la benevolenza. La ragione deve aprirsi alla benevolenza”, ha detto in una recente intervista. In queste giornate di pandemia il probabile sembra giocare a favore della morte, “ma io sto dalla parte dell’Eros”. Con queste parole del filosofo francese Mauro Ceruti si è avviato alle conclusioni rinnovando sentimenti di gratitudine verso il grande pensatore.
Gembillo ha evidenziato il profilo umano del filosofo e sociologo francese tracciato da Ceruti, dando poi la parola a Chiara Simonigh, professoressa ordinaria in Teoria dei media e Cultura visuale nella Università di Torino. La docente piemontese ha esordito col breve racconto della sua esperienza in terra siciliana dove ha conosciuto Edgar Morin grazie al professore Giuseppe Gembillo. È passata, quindi, a brevi citazioni del filosofo transalpino: “La stella così minuscola nella mia percezione, così oscura nella mia conoscenza”. Stupore e meraviglia. I suoi libri sono tradotti in più di 30 lingue; ciò nonostante il filosofo della Complessità ci tiene a dire: “Non bisogna chiudersi tra i libri, ma mettersi in relazione con la vita”. Ancora una citazione di Paul Valery, scrittore e filosofo d’Oltralpe. “Personalità come Morin sono rare”. La studiosa mette in evidenza come i media vengono indagati da Morin fin dagli anni ’50, benché snobbati dalla cultura dominante. Sono individuati come esploratori della complessità, compiono una mediazione della conoscenza. A tal riguardo ricordo il saggio della Simonigh sul secondo tomo della rivista Complessità, Sicania, 2011: Il cinema o l’uomo immaginario (Le cinema ou l’homme imaginaire, 1956) e Le star (Le Stars, 1957), Alle origini della estetica complessa. Considerata, appunto l’estetica, una funzione fondamentale nell’ambito del pensiero sulla complessità. Nell’incontro di Piraino la docente di Torino approfondisce l’argomento, tenendo presente gli studi fondamentali sui media, sulla psicologia e sull’antropologia. I media hanno creato una immensa dimensione condivisa; una koiné globale fatta di immagine: hanno assunto una funzione chiave nell’ambito della globalizzazione. Possono darci il meglio e il peggio; sta a noi utilizzarli al meglio. Ed ecco che ci guida Terra-Patria di Edgar Morin scritto con Anne Brigitte Kern, Raffaello Cortina editore, 1994 (Terre-Patrie, 1993), considerata la patria degli esseri umani; un manifesto della globalizzazione che indica la via della fratellanza e in tal senso i media possono fare molto. I 100 autori del libro di Mauro Ceruti sono anche studiosi dei media che nel nostro tempo vogliono vivere e agire responsabilmente seguendo i valori della fratellanza.
Il professore Gembillo, dopo avere espresso apprezzamenti per le raffinate parole di Chiara Simonigh, ha invitato per l’intervento Nunzio Allocca, docente di Storia delle Scienze e delle Tecniche presso il Dipartimento di Filosofia della Università La Sapienza di Roma, che ha mostrato in video il volume di Mauro Ceruti: “Ricco come pochi”. Per lo studioso l’epistemologia della complessità è in primo luogo un’esperienza del caso, dell’imprevedibile. Il Covid rappresenta la lampante criticità del quadro attuale che nessuno può gestire. La lettura lo ha riportato a La Sfida della Complessità, il controcanto dei 100 autori per i cento anni di Edgar Morin. Elenca, quindi, le 5 vie della complessità: L’affermazione del caso; della temporalità; rifiuto di ogni riduzionismo; l’imprescindibilità dell’osservatore; l’auto-organizzazione dei sistemi viventi. I 100 autori hanno capacità di tessere le fila di una produzione di testi di alto livello umano ed etico per un nuovo umanesimo planetario. Una eco-etica trans-disciplinare. Viene citato il contributo del compianto Ernesto Paolozzi: “Saper vivere nell’incertezza e nella libertà”.
È stata la volta di Massimiliano Biscuso, docente di Filosofia della Medicina presso l’Università La Sapienza di Roma e membro del Consiglio esecutivo dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici. Morin è vicino all’Istituto soprattutto per l’attenzione verso l’educazione (La Testa ben fatta; I sette saperi). Altro aspetto preso in considerazione dal docente, la battaglia culturale di Morin contro il riduzionismo come Croce contro il positivismo. Questo porta alla problematica ecologica e alla cura della Terra-Patria. Salvaguardare il nostro Pianeta per le generazioni future.
Ceruti ha sottolineato l’intervento di Gembillo tra i 100 rivelando che Morin per lui è paragonabile a Kant perché entrambi, direttori d’orchestra, fanno tesoro del pensiero precedente. Ho letto quanto scritto dal filosofo di Messina. Una breve sintesi: “Mi tornò in mente Morin. (…) Avevo trovato il Kant del XX secolo (…) un direttore d’orchestra (…) per i grandi solisti del pensiero del Novecento, da Einstein a Lovelock. (…) I volumi de Il Metodo rappresentano, una profonda rigenerazione di tutto ciò che è avvenuto in ambito scientifico ed epistemologico fino agli anni Settanta del Novecento (…) rappresenta al massimo livello la coscienza filosofica del nostro tempo”. Morin, seguendo Vico, Hegel e i grandi scienziati, ha compreso che il mondo è in interazione reciproca. Tutto è strettamente collegato e in continuo divenire. Ogni entità è il risultato di una storia.
Terminati gli interventi, le conclusioni del professore Giuseppe Gembillo visibilmente soddisfatto per l’iniziativa. Ringraziamenti ai relatori che da Torino, passando per Milano e Roma fino ad arrivare a Messina (le località dove operano), hanno realizzato la fratellanza intellettuale tra Nord e Sud. A proposito della fratellanza, abbiamo tutti una comunità di destino. Finora abbiamo fatto più danni che cose positive. Questo ci ha insegnato a guardare con occhi diversi; a scendere in mezzo agli altri. Morin, uomo a tutto tondo, uomo fra gli uomini; un filosofo da omaggiare sempre. Una bella serata per il pensiero complesso.