Lamezia Terme - “Il dolore e la sofferenza che toccano alcuni di noi, che toccano le persone più fragili, anziché metterli da parte, li espongono all’adorazione del mondo intero, come un grande ostensorio attraverso il quale si rivela tutta la fragilità dell’umanità. A volte siamo noi che facciamo finta di non vedere la sofferenza, la malattia e il dolore. Siamo noi che, a volte, ci mostriamo indifferenti nei confronti di coloro che hanno bisogno, che sono dipendenti dalle nostre attenzioni, dal nostro servizio, dalle nostre cure. Il Signore li ama in un modo speciale. Senza trascurare coloro che stanno bene, il Signore guarda con una passione molto particolare coloro che hanno più bisogno di attenzione, di tenerezza e di cura”. Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi che, nella XXXIII giornata mondiale del malato, ha celebrato l’Eucaristia in Cattedrale alla presenza degli ammalati accompagnati dai volontari Unitalsi e da rappresentanti di diverse associazioni. La celebrazione è stata tradotta nel linguaggio dei segni a cura della sezione lametina dell’Ente Nazionale Sordi, presenti alla funzione.
“Noi veniamo, dentro il mondo e dentro la storia, dall’amore appassionato di Dio per l’uomo e tutto il nostro cammino sulla terra deve riportarci dentro il cuore innamorato di Dio – ha proseguito il vescovo Parisi – Ma dentro questo mistero dell’amore di Dio ci sono realtà dure da accettare: il peccato, il dolore, la morte. Il Signore non ci abbandona e ci dà la possibilità, da peccatori, di sentirci amati, di riprendere il nostro rapporto con Lui e con i fratelli. Anche la morte, realtà che ci accomuna tutti, il Signore l’ha colmata di un grande significato: il desiderio di vivere bene, di vivere una vita significativa. Per chi è nella malattia, la possibilità di offrire le proprie sofferenze per il bene di tutti. Per chi sta bene, il senso della vita è quello di curare, nella carne stessa di chi soffre, la carne del Figlio di Dio”.
“Entriamo alla scuola dell’amore di Dio affinché, qualora dovesse verificarsi la sofferenza, la malattia, la morte, il senso della nostra vita si troverà sempre nell’amore di Dio e nell’amore che riusciamo a dare ai fratelli nel servizio, nella disponibilità e nel prendersi cura degli altri – ha concluso Parisi - Incoraggio, dunque, voi che vi prendete cura dei fratelli più fragili, a continuare a svolgere questo servizio. La grandezza dell’uomo non si vede quando mostra i muscoli, ma quando, magari con gli occhi pieni di lacrime, riesce ad asciugare le lacrime degli altri”. Al termine della celebrazione, il vescovo Parisi ha somministrato l’unzione degli infermi alle persone ammalate presenti.
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