Lamezia, compie 70 anni il quartiere nato dalle ceneri dei bombardamenti della II Guerra Mondiale

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Lamezia Terme - Settant’anni di storia vissuta, e una comunità ancora viva che ha tanto da raccontare: è la festa per l’anniversario dalla fondazione del quartiere UNRRA Casas, piccolo angolo di Nicastro sorto nel 1954 dalle ceneri ancora calde della Seconda Guerra Mondiale. Infatti, il suo nome è in realtà una sigla: UNRRA (United Nation Relief and Rehabilitation Administration) era l’ente statunitense nato con la Convenzione di Washington del 9 novembre 1943 che si occupava degli interventi internazionali di ricostruzione socio-economica attuati in Italia e negli altri paesi coinvolti nel conflitto nel secondo dopoguerra, mentre Casas (Centro autonomo di soccorso ai senzatetto) era l’ente italiano esecutivo per la realizzazione del programma di ricostruzione. Un programma che nel ’54 toccò anche il Comune di Nicastro dove, su un lotto di terreno allora occupato da verdi campagne, donato dalla baronessa Checchina D’Ippolito, fu costruito dal nulla un intero quartiere di case basse circondate da giardini e costeggiate da viali, sul modello americano, le cui chiavi furono consegnate ai cittadini le cui abitazioni erano state danneggiate dai bombardamenti, o addirittura non esistevano più.

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Ancora in molti, al quartiere, ricordano quel giorno. “Siamo venuti, chi a piedi, chi con il carro, portando con noi dalle case distrutte le poche cose che ancora avevamo, con i materassi sulla testa” raccontano i testimoni più anziani. “Le famiglie assegnatarie erano tutte molto numerose: la media era di 8 o 9 figli, le meno numerose ne avevano 5, ma c’era chi arrivava fino a 14. Il posto e l’ambiente attorno – allora c’era solo campagna – ci sembrarono subito bellissimi. Non avevamo quasi nulla, ma si creò immediatamente un clima di condivisione e di solidarietà che ci permise di andare avanti, e diventammo così una grande famiglia”. Per i molti bambini, al centro del quartiere, esistevano una scuola materna, anch’essa dotata di giardino, una scuola elementare, e un centro ricreativo dove venivano organizzate innumerevoli attività – dal ricamo e cucito per le ragazze, al teatro in costume tradizionale, allo sport con partire di calcetto e ping pong, alla poesia in vernacolo. Fortissimo il senso religioso della comunità, che in origine faceva riferimento alla piccola chiesa di San Michele, e che fu visitata il 1 ottobre del 1962 anche dal vescovo, oggi Servo di Dio, Monsignor Vittorio Moietta. A seguirla a lungo nel suo cammino spirituale, don Azio Davoli, guida instancabile “che conosceva tutti per nome”, la cui enorme eredità morale e la cui memoria sono state richiamate da don Pino Latelli e don Osvaldo Gatto, entrambi nativi del quartiere, al termine della messa celebrativa presieduta da don Emanuele Gigliotti, in ricordo dell’anniversario e in preparazione della festa dell’Addolorata. Particolarmente, don Pino ricorda “la presenza nel quartiere dell’edicola della Vergine, con la scritta “Signore, benedici queste case risorte”: avevamo davvero bisogno di risorgere, eravamo distrutti, senza niente. Là ci riunivamo a recitare insieme il rosario, i bambini seduti per terra, gli adulti in piedi. Era un’abitudine antica, che dimostrava grande spirito di comunità: in tanti qui aspettavano con ansia la processione dell’Addolorata, o la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, in occasione della quale si preparavano altarini, fantastiche sculture di aerei e navi di carta pesta. Le porte delle case erano sempre aperte, siamo andati avanti coltivando la fiducia nell’altro. Eravamo poveri, ma abbiamo percepito la presenza amorevole di Maria ad accompagnarci con lo sguardo”.

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Presenti alla celebrazione anche il sindaco Paolo Mascaro e il presidente del Consiglio Comunale Giancarlo Nicotera che, con il rappresentante del Comitato UNRRA Casas Angelo Serratore, hanno concluso la serata con una serie di ringraziamenti. “Io ringrazio per le emozioni vissute stasera in questa comunità”, ha dichiarato il sindaco, “che dimostra come si possano gettare le basi della rinascita, contribuendo allo sviluppo della città e al boom economico. Avete reagito alle negatività del momento peggiore della storia nazionale e mondiale creando qualcosa di bello, perché essere comunità è l’unico antidoto all’isolamento e all’egoismo dei nostri tempi”. I valori della condivisione e della solidarietà sono stati senza dubbio tramandati anche alle generazioni future: oggi vivono infatti al quartiere, in grande armonia, i discendenti in seconda, terza e quarta generazione dei primi abitanti. Fra i nati in questo piccolo quartiere, molte sono le figure di spicco nella vita della città: ad esempio, l’attaccante del Sambiase Luca Ferraro, il pianista e compositore Ferruccio Messinese, la giornalista Mariachiara Caruso, l’imprenditore Alessio Guarascio, il cantante folk Angelo Serratore.

Giulia De Sensi

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