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Renzi, le slide e la politica all’inzio del terzo millennio
Scritto da Lametino 5 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
La conferenza stampa di Matteo Renzi, dopo il Consiglio dei ministri su taglio delle tasse e normative sul lavoro, ha destato una certa impressione nella stampa per le modalità di comunicazione. Eppure dalla prima Leopolda, passando attraverso le primarie e per i talk show, i giornalisti avrebbero dovuto ormai farci l’abitudine alle sorprese renziane. Invece la scossa c’è stata nuovamente con le slide (noi affezionati all’italiano diciamo diapositive, lucidi per lavagna luminosa) e relativi titoli: Svolta buona. Non solo parole anche disegni a mo’ di fumetto: Il pesciolino rosso, l’ombrello. Aggettivi da televendita: bellissimo, grandissimo, straordinario. Congiuntivi esortativi sbagliati a bella posta come nel lessico dei venditori: venghino, venghino, venghino (il computer giustamente sottolinea in rosso). Il tutto bypassando i giornalisti per rivolgersi direttamente all’opinione pubblica televisiva, allo stesso modo del suo intervento in Senato, quando era riuscito ad andare al di là dei parlamentari in consesso per raggiungere i telespettatori. E’ la comunicazione indirizzata altrove rispetto alla situazione in cui avviene. Non è una novità. Luca Salvioli ha scritto su Il Sole 24 ORE che lo split screen (per noi che ancora parliamo italiano schermo intero con differenti immagini) viene utilizzato da Obama. In occasione della campagna elettorale per la sua rielezione, il presidente degli Usa lanciò il seguente slogan: “The best is yet to come”. Prontamente tradotto e usato dal nostro presidente del Consiglio alla Leopolda del 2012: “Il meglio deve ancora venire”. Altri leader a cui fa rifermento Renzi, specialmente per ciò che concerne la comunicazione, sono Blair, Berlusconi, Veltroni. Cose risapute, cose già viste e, soprattutto, già scritte nelle ricerche degli studiosi di Scienza della politica. Le abbiamo continuamente citate, almeno quelle lette, riportando passi significativi, in particolare nell’edizione cartacea de Il Lametino. Ci siamo occupati, qualche anno fa, de La partecipazione politica, ed. Il Mulino, 2002 (nuova edizione aggiornata del 2007) di Francesco Raniolo, professore ordinario all’Unical, mettendo in evidenza i diversi aspetti dell’argomento. Per evitare di essere ripetitivi riportiamo i richiami del docente ad altri autori come Mazzoleni che ne La comunicazione politica del 1998 (Il Mulino) così ha scritto: “[Sono numerose le voci] che indicano nei nuovi media [si pensi alle potenzialità di internet, ai numeri telefonici verdi, ai talk show radiofonici e televisivi, ecc], gli strumenti che rimetteranno lo scettro della sovranità nelle mani del cittadino”. Addirittura fa rifermento ad un saggio di Bobbio del 1970, Crisi di partecipazione: in che senso?, sull’apatia, sulla caduta dell’interesse politico, sulla partecipazione maggiore di pochi o su quella minore di molti. Tematiche molto attuali, scritte più di 40 anni fa, se pensiamo agli ultimi sondaggi che evidenziano un 49% di non votanti, quasi la metà degli aventi diritto. Stante tale situazione, la comunicazione renziana potrebbe essere un momento buono per un rinnovato accostamento alla politica. Tanto più che la strada mediatica viene ormai perseguita da decenni in Italia, in Europa e nel mondo. Non c’è niente di rivoluzionario. Ne conosciamo anche i limiti che diventano nodi al pettine se i cittadini rimangono nell’ambito delle aspettative non realizzate, se il leader non passa dagli annunci ai fatti, se non va verso la governabilità. Sono le barriere che hanno impedito la politica concreta a favore dei cittadini nel ventennio appena trascorso. Auguriamo a Renzi e a tutti noi, per l bene dell’Italia, che ci si avvii nella direzione giusta per l superamento degli ostacoli. Riteniamo che la comunicazione, corroborata da contenuti e atti politici, sia un buon viatico in grado di fare trascinamento, coinvolgendo forze sociali e rappresentanze politiche al fine di aggiustare e migliorare il sistema Paese. Si parte sempre da una buona comunicazione per affrontare problematiche via via più complesse che troveranno soluzioni con il dialogo e il compromesso positivo. Queste ultime sono le vere abilità per chi sa governare.