© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli attentati a Bruxelles. Meno megafoni e un’Europa più coesa per la prevenzione e la repressione
Scritto da Lametino6 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
I nostri occhi volevano piangere quando abbiamo visto le immagini apocalittiche di Bruxelles; ma ci siamo imposti l’autocontrollo per evitare la commozione facile, per non scadere nello sfogo del pianto senza comprendere la sofferenza umana resa opaca dalle lacrime. Allora il dolore è diventato immediatamente cupo e gli occhi secchi nell’ inseguire le notizie insanguinate su tv, computer e tablet, in un crescendo di angoscia. Mentre scriviamo, si contano 32 morti e 270 feriti di ogni Paese. Funzionari e politici calabresi salvi, ancora in hotel. Altrettanto per giovani studiosi della nostra Regione.
Morta l’assistente italiana che lavorava nella Commissione europea, data in un primo momento per dispersa. Intervistato un giovane connazionale, ingegnere informatico, fasciato e con il volto tumefatto, salvato dallo zaino. Si tenta di rintracciare gli altri. E’ stata potenziata la sicurezza negli aeroporti internazionali, in quelli italiani e in tutti i siti sensibili. Nonostante i video propagandistici dell’Isis su Roma e le invettive contro i ministri italiani “crociati”, non ci sono minacce specifiche imminenti. In ogni caso non bisogna abbassare la guardia. La redazione online de il Lametino ha riportato la notizia della richiesta da parte del Prefetto di Catanzaro perché si rafforzi la sicurezza nell’aeroporto di Lamezia Terme con l’intervento di militare.
Gli ultimi attentati dell’Isis hanno colpito la capitale di fatto dell’Ue, sede di istituzioni importanti del Vecchio continente. E’stato un attacco militare all’Europa politica e democratica per mano dell’oscurantismo jihadista. Gli autori della strage due fratelli, Kalid e Ibrahim El Bakraoui; il primo si sarebbe fatto saltare alla metro di Maelbeek, il secondo nell’aeroporto di Zaventem. Ricercati altri due, tra cui Naijim Laachraoui, l’artificiere degli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015. Sono musulmani europei di seconda, forse di terza generazione. Già segnalati dall’Interpol e dalla Turchia, dove nel giugno scorso era stato arrestato Ibrahim El Barkraoui perché foreign fighter; venne estradato in Olanda, ma liberato successivamente. Molto probabilmente gli attentati sono stati anticipati dopo l’arresto nei giorni precedenti di Salah Abdeslam che faceva parte dello stesso gruppo. Secondo alcune fonti, in un primo momento, l’obiettivo dei terroristi sarebbe stata la centrale nucleare belga ripresa dalla telecamera scoperta nel covo di Schaerbeeck insieme a 15 kg di tritolo. Comunque non mancano i lati oscuri della vicenda.
Sotto accusa il governo belga. Bruxelles definita “città porosa” penetrabilissima dalla cellula strutturata franco-belga, autrice del massacro; si muoveva quasi indisturbata e protetta da una rete di complicità. A detta di Adriana Cerretelli de Il Sole 24 ORE “non funziona dialogo e collaborazione tra intelligence e polizia [belga]”. Per Alberto Negri dello stesso giornale “nella lotta al terrorismo ci vuole una polizia informata ad alta penetrazione sociale”. Nel Consiglio straordinario dei ministri degli Interni e della Giustizia dell’Ue è stata avanzata, specialmente da parte italiana, la proposta di dialogo, collaborazione e coordinamento. E’ urgente la banca dati dei passeggeri dei voli. Ma pare che alcuni Stati si siano dimostrati riluttanti al riguardo. Ancora punto e a capo. Ritardo colpevole che rivela un’Europa impreparata a prevenire, affrontare e reprimere l’agile terrorismo globale dell’Isis. Il califfo cerca di esportare lo scontro in Europa, dove vivono e lavorano milioni di musulmani moderati, fomentando e manipolando i giovani islamici europei. Dal luglio del 2014, da quando c’è stata la proclamazione del califfato, ci troviamo in una situazione diversa rispetto a quella in cui operava Al Qaida: conquiste territoriali in Siria, in Iraq e in Libia, di contro nemici deboli o che vanno e vengono, nella maggior parte dei casi potenze occidentali bombardano sporadicamente; al contrario cellule terroristiche organizzate a livello globale, pericolose e imprevedibili. Queste sono tragicamente operative. L’anno scorso decine e decine di attentati con centinaia di morti.
E’ sicuramente un terrorismo differente da quello nostrano delle “Brigate rosse”, interno e ideologico. Diverso anche dagli altri che si sono presentati nel corso della storia. Ma il metodo è identico: non cerca scontri diretti con eserciti o forze statuali, ma attacchi improvvisi dove meno te lo aspetti o dove ci sono pochi controlli diffondendo così la paura tra la gente. E’ stato definito “terrorismo molecolare”, formato da piccoli gruppi; si serve del web per la propaganda e fa proseliti in Occidente. Dopo gli attentati, i media, parlandone per settimane, gli fanno pubblicità; in qualche modo, senza volerlo, lo legittimano tra eventuali nuovi adepti come i foreign fighters. L’Europa e il mondo democratico non possono ulteriormente attendere rifugiandosi tra mille parole inconcludenti. E’ urgente prendere decisioni. Intelligence, magistratura, polizia, europee e internazionali, devono immediatamente mettere in atto il coordinamento. Rinunciare a qualche diritto o quota di sovranità in cambio della sicurezza vera per tutti gli amanti della libertà e della democrazia. Certa politica deve bandire il populismo e la demagogia che potrebbero provocare fenomeni di impazzimento in settori della società occidentale, a rischio panico per la possibile rinuncia ai propri stili di vita. I mass-media hanno il dovere di dare le notizie senza involontari megafoni funzionali alla propaganda jihadista. Adesso. Domani sarà troppo tardi.