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Non si capisce e (in tutti i sensi) perché sta dilagando l’usanza (e non la definirei moda, perché è un temine che rappresenta il bello)…di parlare il dialetto. Questo a mio avviso rappresenta il brutto.
Si sente sempre più spesso questo linguaggio, che è come una dipendenza, più lo adoperano, e più, sembra che lo ritengano essenziale, e a volte simpatico barra ironico. Ma se un giorno andiamo a Trieste a visitare i castelli, come potranno i triestini capire questo linguaggio che sembra l’arabo? Magari chiamano i Servizi Segreti perché potrebbero sembrare dell’Isis..
Inoltre, passi un termine a settimana ma uno slang puramente dialettale è molto greve, volgare e non è educativo. Il mio amato nonno Salvatore parlava l’americano e ogni tanto lo mixava a un termine dialettale perché era stato in America a lavorare e mi insegnava la lingua degli Stati Uniti d’America e non il dialetto. Mio padre mi metteva in punizione se riportavo un temine dialettale che magari avevo ascoltato a scuola. E se in una conversazione usi “depauperamento” pensano che sei un intellettuale. Non è così semplice essere intellettuale con un termine, ma è triste ascoltare troppa gente che non vuole usare la lingua italiana, e rischia di non farsi capire o di diventare un piccolo mondo arretrato. Lo sviluppo comprende anche quello linguistico e non solo perché siamo nell’era di internet ma soprattutto perchè siamo o dovremmo essere una civiltà.
Se fossi un legislatore multerei chi si serve solo e esclusivamente della lingua dialettale per dialogare o per entrare in comunicazione con il prossimo. E se ti permetti di dire che non lo capisci, ti becchi anche un commento che non appartiene proprio all’Accademia della Crusca. E se un giorno anche i professionisti parlassero solo il dialetto? Dopo l’osso nel naso non ve lo caccia nessuno. Lo so che si avvicina il Natale… ma la lingua italiana è in auge dall’Unità d’Italia e qualcuno dovrà difenderla dai portatori di dialetto forever…