Quanto più gravi i problemi, tanti gli inetti che la democrazia chiama a risolverli

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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maria_arcieri.jpgAlcune mie amiche hanno lasciato negli ultimi mesi i fidanzati, o i compagni o i  mariti per lo stesso motivo. Inettitudine. Per coloro che hanno amato durante gli studi Italo Svevo, conosceranno sicuramente il filo conduttore che connette tutti i suoi romanzi. L’inettitudine. Termine oggi più che mai attuale e direi che calza a pennello su diversi soggetti che ne hanno fatto una seconda pelle. Un tempo, come  accade oggi, molte persone erano incapaci di vivere pienamente. Eppure, il periodo storico attuale offre molte opportunità per poterlo fare, ai tempi di Svevo E Kafka era un pò differente.

Ma il significato del termine nei romanzi indica come nella vita moderna, l’inettitudine è una svalutazione dell’individuo, dovuta alla globalizzazione che ha portato l’uomo all’isolamento e alla perdita di valori, di ideali e di sogni. Si è venuta a creare una generazione di inetti. Incapaci a vivere. E aggiungo ad amare. Secondo Bret EAESTON ELLIS, scrittore statunitense, le nuove generazioni sono generazioni di inetti, incapaci di avere un obbiettivo nella vita e di essere in grado di affrontare le difficoltà dell’esistenza. Secondo lui, la generazione di inetti ha bisogno di reagire e di entrare nella società, ma è proprio la società che l’ha educato, che non gli permette di vivere. Queste persone sono in tremendo conflitto con l’epoca in cui vivono e con loro stessi.

E se avete tempo per individuare tra le persone che conoscete gli inetti, si caratterizzano anche per i rapporti di disagio che vivono con il padre, che sono conflittuali, controversi e dissimili dal loro genitore. Il più delle volte non sono abili nel gestire il patrimonio e non assorbono le loro lezioni di vita. In Federico Tozzi, IL contrasto tra padre e figlio diventa addirittura distruttivo, mentre per Franz Kafka la figura dell’inetto è portata alle estreme conseguenze e condotta all’incredibile dimensione dell’assurdo. Per capire se avete a che fare con inetti kafkiani, leggete  l’autore praghese. Lui inserisce il personaggio in una realtà in cui non riesce a uniformarsi. E dalla quale si oppone. E succede che i rapporti tra lìinetto e la realtà risultano il più delle volte agitati, turbati, illogici e privi di senso.

* Il titolo del blog è una frase di Nicolás Gómez Dávila.

 

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