© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Oggi è il giorno successivo al Ferragosto. E fin qui nessuna notizia. Quanti ragazzi e anta avranno trascorso una serata danzante ieri nelle discoteche della zona, del litorale ionico e di tante altre parti d’Italia? Tutto questo per dire che la chiusura del Cocoricò di Riccione non è sicuramente la migliore soluzione per debellare la circolazione di sostanze stupefacenti, perché tanto i pusher andranno, saranno e si troveranno in altri locali.
E che bisognerà fare? Chiuderli tutti? Questa mia difesa ad oltranza per uno dei tempi mondiali della musica internazionale, perché se ci sei andato, è difficile dimenticare, anche senza essere bevuto o fumato o sniffato. Il Cocoricò è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi per chi ama la buona, anzi, l’ottima musica. Gli ospedali non vengono chiusi se una persona perde la vita, i ristoranti se il cibo è avariato, o una farmacia se una medicina è scaduta. Non tutti vanno nei locali per sballarsi, anche perché i seguaci delle droghe li trovi nei posti più diversi. E che fai? Pignori la loro casa o la sequestri? Beh, pensate ad una soluzione del genere e capireste a quanti rimarrebbe l’immobile. Rispetto pienamente la decisione di prefetti e questori, però perché chiudere un locale per quattro mesi, quando si poteva far controllare all’entrata tutti i ragazzi come avviene in aeroporto. Perché è sempre la fetta pulita della gioventù a dover pagare i vizi di coloro che nella vita hanno deciso di perdersi.
Le droghe sono sempre esistite e anche la facoltà decisionale di volerle o non volerle assumere. Allora che si mettano in tutti i locali dei test che controllino il tasso di alcol e droghe e una sana perquisizione ai clienti. E il Cocoricò come altri tempi della musica e della bellezza architettonica scenografica e oasi di divertimento e attrattiva turistica non debbano mai più vivere periodi così bui… perché “la bellezza salverà il mondo” diceva il principe Miskin nell’Idiota di Dostoevskij.