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La politica come ordine supremo della carità: questa io credo dovrebbe essere la grande avventura per chi ne sente la missione. A questo penso si riferisse Paolo VI quando parlava della politica come della “forma più alta della carità”. Così parla mons. Nunzio Galantino, Vescovo emerito di Cassano all’Jonio e Segretario generale della CEI. “Credetemi, è questo che mi ha spinto a essere fin troppo chiaro (qualcuno ha scritto “rude”) negli interventi di questi ultimi giorni – almeno quelli non inventati – sui drammi dei profughi e dei rifugiati: nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri e nessun problema sociale di mancanza di lavoro e di paura per il futuro può far venir meno la pietà, la carità e la pazienza. L’Europa che De Gasperi ha contribuito a fondare era più generosa di quella di oggi e i suoi capi politici farebbero bene a ricordarsi da dove gli europei sono venuti e dopo quali terribili prove. L’Europa non può diventare una maledizione; è un progetto politico indispensabile per il mondo, a cui la Chiesa guarda con trepidazione, come un esempio, un dono del Signore.Rispetto all’ordine politico della carità o, se volete, del bene comune, è chiaro che il riformismo – di cui tanto si parla anche in questo tempo – non basta, o, almeno non può essere fine a se stesso, quasi potesse risolversi in un esempio di movimento per il movimento. Esso è sempre necessario, è cura del quotidiano o pena per il presente, ma appartiene, come categoria, a una stagione della politica che è ormai superata, nella quale si avevano troppe speranze di progresso e si dava importanza ai ruoli, anche tra il clero”. Questi passi sono tratti dalla lectio magistralis degasperiana di Galantino, diffusa all'annuale convegno trentino su De Gasperi.
“La laicità della politica è anche saper perdere con dignità per preparare tempi migliori; è anche comprendere che è sempre meglio lottare per convincere che protestare per sdegnarsi; da cristiano e da vescovo dico che laicità è anche fare chiarezza in mezzo al popolo e poi rispettarne la volontà. Gli esempi, legati alla cronaca di questa stagione, non mancano. Certo, la politica non è forse quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi.La politica è ben altro, ma per comprenderlo è inutile prodursi in interminabili analisi sociologiche o in lamentazioni, quando è possibile guardare a esempi come quello degasperiano. I veri politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati, perché solo da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e miserie dell’umanità. Un popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare: il popolo è il soggetto più nobile della democrazia e va servito con intelligenza e impegno, perché ha bisogno di riconoscersi in una guida. Da solo sbanda e i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia. Il significato della guida in politica non è tramontato dietro la cortina fumogena di leadership mediatiche o dietro le oligarchie segrete dei soliti poteri. La politica ha bisogno di capi, così come la Chiesa ha bisogno di vescovi che, come ha detto Papa Giovanni siano «una fontana pubblica, a cui tutti possono dissetarsi».Tra le luci della ribalta e il buio delle mafie e delle camorre non c’è solo il deserto: la nostra terra di mezzo è un’alta vita civile, che è la nostra patria di uomini liberi e che, come tale, attende il nostro contributo appassionato e solidale’’. Qualcuno ne tragga ispirazione, anche dalle nostre parti.