Cosenza - Una vasta operazione antidroga dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenzaè stata portata a termine per l'esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Paola nei confronti di 25 persone, tra le quali sei donne. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e detenzione illegale di armi. L'operazione, condotta con il supporto di velivoli dell'ottavo nucleo elicotteri carabinieri e unità cinofile del Gruppo operativo Calabria di Vibo Valentia, è l'epilogo di indagini coordinate dal pm Anna Chiara Fasano e condotte dai carabinieri della Compagnia di Scalea, che hanno portato alla luce un articolato contesto di spaccio di cocaina, hashish e marijuana nelle più note località turistiche dell'alto tirreno cosentino in particolare nei comuni di Scalea, Santa Maria del Cedro, Belvedere Marittimo, Diamante, Buonvicino e Sangineto.
I fermati nel corso dell'Operazione "Murales", effettuata oggi dai Carabinieri nell'alto Tirreno cosentino, sono Salvatore Addino, 25 anni, Salvatore Amoroso, 26 anni, Ciriaco Casella, 27 anni, Mario Cianni, 51 anni, Adamo Di Falco, 47 anni, Annalisa Esposito, 23 anni, Francesco Fittipaldi, 22 anni, Stefania Gazzaneo, 43 anni, Gabriella Greco, 38 anni, Stefano Greco, 37 anni, Luca Grosso Ciponte, 35 anni, Fabrizio Iannelli, 39 anni, Ciro Impieri, 25 anni, Rossella Lombardi, 34 anni, Giuseppe Mandaliti, 34 anni, Pierluigi Oliverio, 36 anni, Salvatore Orto, 26 anni, Lorenzo Pastorelli, 38 anni, Ramona Piemontese, 29 anni, Alessio Presta, 21 anni, Carlo Ricca, 37 anni, Stefania Ricca, 35 anni, Andrea Valente, 38 anni, Ivan Vilardi, 31 anni, Rosario Alessandro Impieri.
Le sei donne arrestate, quasi tutte legate sentimentalmente ai componenti del gruppo, secondo l'accusa, nel tempo erano riuscite a ricavarsi posizioni di rilievo. La maggior parte, infatti, si occupava del trasporto dello stupefacente che veniva occultato solitamente nelle parti intime. Una di loro, ritenuta particolarmente scaltra, era riuscita ad ottenere un ruolo di primo piano gestendo personalmente la contabilità dello stupefacente e i crediti vantati verso i pusher. E per chi non pagava erano guai. I carabinieri hanno documentato un episodio in cui la donna ha chiaramente minacciato uno spacciatore moroso il quale è stato successivamente pestato dal marito della stessa. La pericolosità dei soggetti, che ha indotto la Procura a emettere il provvedimento di fermo, sarebbe stata confermata, secondo gli investigatori, dai numerosi legami di amicizia e parentela con esponenti del potente clan di 'ndrangheta dei Muto di Cetraro.
Coinvolta minorenne, le chiedevano di nascondere droga nel reggiseno
"Le donne avevano ruoli attivi e di spicco, sia nell'attività di cessione che di occultamento dello stupefacente sulla propria persona, consapevoli della difficoltà di effettuare perquisizioni". A dirlo è stato il sostituto procuratore della Repubblica di Paola Anna Chiara Fasano, durante la conferenza stampa convocata per illustrare l'indagine. "In particolare - ha aggiunto il magistrato - utilizzavano una minorenne sia per il trasporto della singola dose che per forniture più consistenti. La ragazza veniva fatta salire in auto e poi le chiedevano di nascondere la droga nel reggiseno o nelle parti intime, in cambio otteneva soldi o dosi, in quanto essa stessa assuntrice di sostanze stupefacenti. Un'attività durata quattro mesi, scaturita da un primo arresto, che tra l'altro ha permesso di scoprire l'organizzazione di un furto in un supermercato dove uno degli indagati è dipendente". "Siamo soddisfatti - ha commentato il col. Fabio Ottaviani comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza - di questa attività svolta in tempi rapidi, perché il nostro obiettivo è togliere la droga dalle strade. I fatti accadevano fino a ieri e oggi abbiamo dato una risposta immediata".
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