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“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto. Il fatto è che non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario”. (Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi). È successo a molti di noi di non alzare lo sguardo dallo schermo del cellulare senza rendersi conto di avere trascorso ore a guardare i video di ricette assurde o interviste a sconosciuti e racconti tristi di sportivi e starlette. Questo consumo indiscriminato è ormai parte della nostra quotidianità. Uno degli studi scientifici, pubblicato su National Library of Medicine, ha dimostrato che Internet può produrre alterazioni acute e permanenti nella cognizione e non solo, sull’attenzione e sulla memoria. E magari in questo modo si possono dare motivazioni sul perché dimentichiamo quasi sempre molte informazioni.
Anche perché lo scrolling ripetuto ha un effetto negativo sulle facoltà mentali e interrompe nel cervello la capacità di codificare e conservare le informazioni. Ma non solo, la sovra stimolazione costante riduce la capacità di attenzione e produce passi indietro per la salute del cervello. Forse è per questo motivo che incontri lo sguardo perso in molte persone che sembra che ascoltano ma succede che o non capiscono o recepiscono con sforzi immani. La risposta potrebbe essere che sono affaticati da un bagaglio pesante di informazioni. È definito Brain rot. In sostanza è il marcimento del cervello, un deterioramento dello stato mentale per il consumo eccessivo di contenuti on line, il più delle volte banali e poco impegnativi. Dai video di cucina a chi restaura orologi rotti. Anche perché una dozzina di Reel e TikTok consecutivi fa entrare i cervelli in una specie di stato liminale. Un esempio? Come se i delfini saltassero in un mare di contenuti scintillanti. O parla anche di "stato di flusso", quando sei concentrato su un compito in cui il mondo fuori dello schermo del tuo laptop scompare. E riornando alla citazione dell’attacco dell’articolo che si collega al termine brain rot che fu usato per la prima volta da Henry David Thoreau nel suo libro Walden, Vita nel bosco, che ha dato l’incipit all’articolo e che sosteneva che «Mentre l'Inghilterra cerca di curare il fenomeno che fa marcire le patate», «non si tenterà di curare il marcimento del cervello che è molto più diffuso e fatale?». Il libro racconta l’avventura dell’autore H.D. Thoureau che ha dedicato due anni, 1845-47 due mesi e due giorni della sua vita a trovare un rapporto con la natura e con sé stesso in una società che non rappresentava i valori da seguire ma solo un utile mercantile. E non solo me che criticava la tendenza della società che svalutava la complessità di alcune idee.