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I terapisti ascoltano spesso una paura dai pazienti. Quella di diventare come i loro genitori. Ma non per tutti esiste questo terrore. Se si potesse scegliere a chi volere somigliare in età adulta penso che la maggior parte con neuroni efficienti opterebbe per i nonni. Anche perché il campanello iniziale di allarme per aumentare le differenze dai propri genitori avviene quando ripeti un loro gesto o una loro frase . E ti fermi per respirare e cambiare immediatamente. E dici: Nooooooooo! E subentra in agenda mentale il pensiero di non rifare mai più il taglia e incolla su te stesso (del genitore). E un campanello d’allarme simile a mangiare il dolce o il fritto durante una dieta che ti fa dire. Questo no! Non può e non deve accadere mai! Non starò mica diventando come mia madre? O di comportarmi come i miei genitori. Ma udite udite! C’è anche chi ambisce e esserne la fotocopia.
Anche perchè ognuno conosce molto bene quello che di loro ti ha fatto del male e quello che ti è mancato. E cerchi di impegnarti a tenere a distanza quello che nelle relazioni con loro ti ha fatto soffrire. Sembra che nel tuo inconscio frequenti una scuola silenziosa che ti fa percorrere strade opposte e diverse e per non arrivare mai a esserne una fotocopia. E lavori su te stesso per non ricalcare il loro atteggiamento. Non solo, ma rifletti e eviti quel percorso che non vorresti mai ripercorrere. Per fortuna, proviamo a crescere e a diventare noi stessi E solo così inizia il nostro cambiamento. In sostanza inizia quando impariamo a risanare le esperienze che ci hanno ferito. E non solo. Anche quando da adulti ascoltiamo le nostre emozioni. A cosa serve? Perché dobbiamo ascoltarle? Per restituire la possibilità di soddisfare i bisogni rimasti non ascoltati. E aggiungo per troppo tempo. Mio nonno aveva otto figli e solo il primogenito, Turi lo ha preso come modello da imitare. Il terzogenito Dario è stato l’unico che ha proseguito il suo insegnamento come sarto a New York. E aggiungo le eccezioni ci sono…..E lui lo era….