Catanzaro - Pubblichiamo una nota dell'A.N.M.I.C.- Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili.
“Con una pregevole e storica ordinanza, depositata in questi giorni, il Tribunale di Catanzaro, in composizione collegiale, presieduto da Antonella Eugenia Rizzo e giudici Antonio Scalera e Paola Ciriaco, in qualità di relatore, ha trovato il modo di dare applicazione concreta a principi costituzionali, spesso inosservati e, al più, confinati in una dimensione astratta”. Lo si legge in una nota dell’A.N.M.I.C.- Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili - sede di Catanzaro”.
“La controversia – prosegue la nota – aveva a oggetto il diritto alla salute ed all’integrità fisica di un lavoratore, affetto da una grave forma di patologia motoria, il quale aveva chiesto al proprio datore di lavoro l’autorizzazione a parcheggiare la propria auto, per tutta la durata della prestazione, all’interno del piazzale antistante il luogo di lavoro. Nell’accogliere la domanda, il Tribunale ha, tra l’altro, affermato che le tutele approntate dal nostro ordinamento vanno intese “in senso ampio”, comprendendo in sé una “funzione preventiva ed inibitoria rispetto a qualsiasi comportamento nocivo”. Una simile lettura del sistema di sicurezza del lavoratore (art. 2087 c.c.), ha spiegato il Collegio, è resa possibile e, anzi, doverosa dall’art. 32 Cost., che considera la salute un bene primario della persona tanto che la necessità di tutelarne l’integrità deve ritenersi “prevalente rispetto all’interesse dell’impresa”. Al di là del rilievo implicito dei principi così affermati, l’ordinanza acquista un più elevato significato anche alla luce delle condizioni fisiche del lavoratore. Proprio quello “status” – e, dunque, la legittima preoccupazione che esso, non essendo tenuto in considerazione dal datore, potesse tramutarsi in una fonte di discriminazione o di diseguaglianza – aveva indotto l’A.N.M.I.C.- Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili - Sede provinciale di Catanzaro -, che, per legge, ha la tutela e la rappresentanza dell’intera categoria degli invalidi civili, ad affiancare il lavoratore ed a sostenerne le ragioni, anche attraverso un intervento volontario nel giudizio appena concluso”.
“Una battaglia vinta – continua il comunicato – non significa, naturalmente, che le nostre preoccupazioni in ordine alla tutela della salute dei lavoratori e, in particolare, dei disabili non abbiano più motivo di essere, anche alla luce del fatto che la Villa del Sole ad oggi non abbia dato attuazione al provvedimento del Tribunale. Al riguardo, si deve costatare, con amarezza, che, nella proprietà della Casa di cura in questione, non alberga affatto il sentimento della solidarietà attiva, consistente, nel caso di specie, in azioni volte alla eliminazione di ostacoli, che mettono a rischio la salute del suo lavoratore, nella consapevolezza che i bisogni del predetto dipendente disabile sono dei diritti, che vanno riconosciuti, in quanto il medesimo, tenuto conto delle sue capacità, deve sentirsi, al pari degli altri lavoratori, protagonista nella Casa di cura, dove presta servizio, “nell’accomodamento responsabile”, che impone al datore di lavoro di porre in essere degli atti per consentire al disabile di potere, comunque, prestare la sua attività lavorativa. Non si può, però, fare a meno di accogliere con soddisfazione decisioni come quella richiamata e di trarne un convincimento beneaugurante nel senso che, fino a quando la nostra Carta Fondamentale sarà considerata “diritto vivente”, le esigenze di tutela (in questo caso, della salute) dei cittadini avranno ampie possibilità di accoglimento”.
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