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I tutorial sono diventati le nostre guide, come, (esagerando), lo era Virgilio per Dante nei gironi della Divina Commedia. Quindi planando ai giorni nostri, che non sono dei veri e propri capolavori letterari per come li programmiamo, si può notare il gregge di seguaci dei video illuminanti da svolgere nella quotidianità. I tutorial sui make/up sono molto cliccati e non solo, evince dai mascheroni inondati da correttori fondotinta e ciprie che vediamo in giro. Poi ci sono le invasate delle ciglia finta dei fard e delle palette che tra una trasmissione di Quark e le loro influencer di riferimento preferiscono diventare delle tavole di pittura e non pensare ai problemi del mondo. Ma il tema dell’articolo è incentrato sul dato che in questa era dell'immagine è preferibile vedere donne attente alla loro cura e non le famose acqua e sapone che non curano né i contenuti dell'anima né l’aspetto esteriore. Anche se in alcuni casi qualcuna dietro l'apparente sciatteria studiata a tavolino nasconde accorgimenti e trattamenti di alta e costosa cosmesi. Le basic barra nature sono esagerate come le imbiancate da vernice quasi a voler sembrare un uomo che vuole cambiare genere e sta decidendo.
Da sempre il trucco "esagerato" ha una valenza di maschera per celare le insicurezze o in altri casi di strumento di benessere. E ognuno decide quale dovrebbe essere il suo ruolo se vuole nascondere e camuffare i suoi difetti o se puntare sul piacersi e piacere. E di conseguenza esaltare a colpi di ombretti le zone migliori per aumentare la sua autostima. Nasce nell'antico Egitto e in Grecia il rituale del trucco come forma di arte. All’epoca richiamava i colori della natura per fare evidenziare la personalità e lo status sociale e quindi anche il superficiale trucco ha una sua storia e un suo significato che è evoluto nel corso del tempo. Questa modificazione sul nostro viso è una forma di comunicazione che lega il rapporto tra corpo e psiche diventando una linea di demarcazione tra il mondo esterno e quello interno. Una vera e propria comunicazione non verbale che inoltra i nostri dati agli altri e che proietta la nostra immagine in quanto è collegata alla nostra identità psicologica. E in quanto tale dovrebbe essere un make-up soggettivo e non una maschera identica per tutti. E per evitare di sembrare tanti Joker mal truccati deve esaltare l’aspetto esteriore e il nostro modo di essere.
Non ricorrere a nessun tipo di cosmesi può fare rasentare la sciatteria e la trascuratezza che sono campanelli di allarme del disturbo depressivo. Invece la loro esasperazione può sfociare nei continui ritocchi chirurgici, questi sono l'anticamera della psicopatologia. Chi si aggiorna con i tutorial con le nuove tendenze acquistando palette in modo compulsivo non è perché vuole indossare una maschera ma perché vuole evidenziare i tratti attraenti e respirare un po' di autostima. Quando questo passaggio è estremamente esagerato allora la dose di insicurezza è instabile perché si comunica al mondo di volersi nascondersi perché non ci si accetta. Invece con queste meravigliose pappette sul viso in una giusta misura, si inviano messaggi che cambiano a secondo del nostro interlocutore. Sia se vogliamo affascinarlo che se puntiamo sul lato professionale e far riconoscere la caratura raggiunta nel lavoro. Il make-up infatti racchiude e aumenta la consapevolezza del potere di donna che dice non siamo solo oggetto del desiderio degli altri ma soggetti attivi del nostro essere e di voler essere desiderabili e non solo desiderate.