Metafisica concreta: il ritrovarsi di Filosofia e Scienza

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Alcune settimane fa ero davanti alla tv a vedere la trasmissione Otto E Mezzo de La 7 condotta da Lilli Gruber, giornalista televisiva e scrittrice. Tra gli invitati Massimo Cacciari, filosofo, accademico, saggista e politico. Non era la prima volta dello studioso davanti alle telecamere del talk show, tra i meno urlati del panorama mediatico italiano. Mi era già capitato di ascoltare con interesse i suoi interventi e i contraddittori con gli altri interlocutori, di vedere il suo continuo agitarsi, di notare una certa insofferenza: la gestualità nel polemizzare verso giornalisti, politici di parte e contro una politica strumentale. Lo stesso comportamento anche nella puntata recente a cui ho assistito. Ad un certo punto, quasi alla fine del programma, la Gruber gli ha fatto delle domande sul suo ultimo libro, Metafisica Concreta, edito quest’anno da Adelphi. Il filosofo ha immediatamente cambiato tono e ha risposto con il dire tipico, riflessivo e calmo, dello studioso; ha parlato della necessità di un reale legame tra metafisica e scienze dure (matematica, fisica, chimica, biologia). Da qui l’esigenza di scrivere.

 Quelle poche parole, che ho riportato a memoria, mi hanno fatto venire in mente i seminari su Filosofia e Scienza nella Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme, coordinatore delle attività, dal 1997 al 2014, il professore Giuseppe Gembillo, già Ordinario di Storia e Filosofia della Complessità presso l’Università di Messina.  Immediato acquisto del libro e lettura. Come è capitato in altri casi, la memoria non mi ha ingannato. Ricordavo bene. Ho letto con piacere le pagine dedicate ad Heisenberg, Husserl, Schrödinger, Prigogine, Kant, Hegel. Scienziati e filosofi trattati più volte nella Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino e negli articoli su il Lametino.

Voglio soffermarmi su un grande intellettuale russo, Pavel Aleksandrovic Florenskij, quanto mai presente in Metafisica concreta, epistemologo della complessità ante litteram come Blaise Pascal. Nella seconda di copertina del libro Cacciari spiega la scelta del titolo come richiamo all’opera del pensatore russo: “Metafisica concreta, dunque, come Florenskij, scienziato, filosofo e teologo, voleva intitolare l’opera che avrebbe dovuto concludere la sua ricerca”. E a pagina 410: “Metafisica concreta, così doveva intitolarsi l’opera summa di Florenskij (Agli spartiacque del pensiero. Lineamenti di una metafisica concreta)”. A pagina 218 Cacciari sottolinea “i grandi meriti acquisiti da Natalino Valentini, [studioso del pensiero filosofico russo], nel far conoscere non solo in Italia, tante, fondamentali opere del più grande filosofo e teologo della Rus’, nonché la sua cura di una nuova edizione de La colonna e il fondamento della verità”. Ed è proprio Valentini a scrivere nell’introduzione di Stupore e dialettica, manoscritto del 1918 [del pensatore russo] sul rapporto tra Filosofia e Scienza, ad evidenziare “il concetto di metafisica concreta per condurre il pensiero alle soglie della conoscenza integrale”. È Lo stesso docente, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze religiose Alberto Marvelli di Rimini a sottolinearne la multiforme genialità di Florenskij: “Uno dei maggiori pensatori del Novecento. Florenskij è anzitutto un filosofo della scienza, fisico, matematico, ingegnere elettrotecnico, epistemologo, ma anche filosofo della religione e teologo, teorico dell’arte e di filosofia del linguaggio, studioso di estetica, di simbologia e di semiotica”. Ritornando a pagina 410: “La vita è un’incessante realizzazione dell’hèn kaì pollá, dell’Uno e Molti. […] L’essere vivente è la manifestazione più evidente dell’idea (Il significato dell’idealismo, 1914, ediz. it. a cura di N. Valentini, Milano, 1999, p. 79). Il pathos del realismo consiste nel cogliere l’ek-sistere dell’uno verso i molti e dai molti al tutto. (…) Altro che metafisica come creazione di un mondo dietro il mondo! Fedeltà al logos [ragione, discorso], invece, che connette il singolo vivente, già in sé molteplice, al suo mondo e questo all’intera struttura del cosmo”.

Quando ho letto il finale di Metafisica concreta a pagina 416, mi sono ricordato del seminario La Filosofia e gli altri saperi (settembre 2006), relatori Girolamo Cotroneo, professore emerito di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina, Giuseppe Gembillo e Giuseppe Giordano, professore ordinario nel Dipartimento di Civiltà antiche  e moderne dello stesso Ateneo: “Ricercare il senso dei diversi saperi, (…) mostrare la possibilità che il logos di ciascuno possa essere comunicazione, philía (amore, desiderio) del comunicare, co-scienza che divino è il colloquio, colloquio tra loro e di loro col mondo, philo-sophia [amore per il sapere] e philo-agathía [amore per il Bene]”. Ed è questo l’intento di Metafisica concreta: il ritrovarsi di Filosofia e Scienza. Si erano un po’ perse: la prima alla ricerca <<di altri mondi>> o <<mondi dietro al nostro>>; la seconda con la perdita di Co-scienza e la specializzazione dei saperi con i tanti limiti di cui si discute spesso.

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