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E’ giusto e doveroso raccontare i femminicidi, ma si ha anche l’effetto di rendere lo sconosciuto che compie la violenza “famoso”. Se si entra o se si riesce a entrare nella testa di questi soggetti con molte probabilità con problemi psichici, o smania di essere anche nel male riconosciuto, evince che l’essere diventati i mostri da prima pagina come raccontò nel film “Il mostro di Dusseldorf”, il regista Fritz Lang, in cui il signore che compiva gli omicidi iniziò a essere perseguitato fisicamente dagli abitanti della località e poi giudicato e condannato dai cittadini in una riunione in cui si vede una leggera forma di esaurimento nervoso che gli fece raccontare in una confessione i suoi omicidi sulle innocenti ragazzine.
Il cinema si è occupato di questi reati commessi sulle donne e purtroppo a volte è stato anche lo spunto per le sceneggiature di serial killer. Ora cercando di entrare nella mente di un ragazzo che vuole farsi notare dalla compagnia degli amici e essere riconosciuto e non è in grado di conseguire primati sportivi o professionali ma non vuole rimanere nell’assordante anonimato, si potrebbe informare sulle notizie sia dei mass media e degli amici che riconoscono che il tipo che commette azioni violente però ora è famoso (in senso criminale). Essere riconosciuti oggi, purtroppo è essenziale nelle nuove generazioni e purtroppo non tutti conoscono le modalità giuste o non mettono in conto che esistono le conseguenze penali.
E diventa facile fare del male a una donna e poi andare sui giornali. Mai il colpevole ragiona (se è quando è in grado di farlo). Ma se le persone si chiedono perché ha riscosso un enorme clamore mediatico l'assassinio di Giulia e non di un'altra vittima? Che domanda è perché questo e non quello. E se i docenti hanno paura di andare in classi dove i gesti, gli sguardi degli allievi incutono paura e dove la difesa quando subentra arriva dal dirigente perché i genitori troppe volte sono impegnati in una difesa da non lasciare spazio alle motivazioni dell'insegnante offeso. E se tra la popolarità malsana di giovani violenti con le donne e con gli insegnanti, si racconta tanto con dettagli e si deve farlo per diritto di cronaca purtroppo esiste anche una psiche fragile e malata che recepisce questi dati come racconti da cui prendere spunto per non rimanere nella terribile malata ombra dell’anonimato. La triste realtà è che i femminicidi e il bullismo con i docenti esiste e che i mass media devono fare il loro lavoro che risponde con effetti benefici sulle persone sane ma purtroppo non avviene con soggetti problematici e bisognosi di luci del girone dell’inferno in terra. Come le sbarre del carcere.