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Dallo Yemen minacce degli Huthi (guerriglieri anti-sionisti) all’Italia impegnata nel Mar Rosso a difesa delle navi mercantili attaccate. Il 2 e l’11 del marzo scorso il cacciatorpediniere italiano Caio Duilio ha abbattuto tre droni del movimento militare zaidita a Bab-el-Mandeb (La porta del lamento), lo stretto che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden. Sulle due sponde Gibuti, nel Corno d’Africa, e lo Yemen, all’estremità della Penisola Arabica. In una intervista all’Adnkronos Nasr al-Din Amer, presidente dell’agenzia di stampa Sab, in occasione del primo abbattimento: “Quell’intervento non sarebbe dovuto accadere. Non abbiamo deciso di prendere di mira le navi dell’Italia, ma il fatto che abbiano fermato la nostra azione è inaccettabile. È a rischio la protezione delle sue navi, dopo che si è messa a protezione delle navi israeliane e americane”. Altra intervista all’’ANSA di Zayd al-Gharsi, direttore del dipartimento dei media della presidenza della Repubblica a Sana’a, capitale dello Yemen: “I nostri droni e le nostre armi sono puntati su Israele e su chi difende Israele di fronte alle nostre coste. La nostra lotta è per la difesa dei Palestinesi contro l’aggressione sionista”.
Nella regione la Marina militare italiana è al comando della missione Aspides, di cui fanno parte unità di Francia, Germania e Grecia: una flotta europea a carattere difensivo. È importante ribadirlo. Non ha niente a che vedere con Prosperity Guardian, l’altra operazione a guida statunitense, responsabile di bombardamenti importanti nelle zone yemenite. Gli Huthi, finanziati dall’Iran, indossano la divisa di “Ansar Allah”, i Partigiani di Dio; hanno iniziato colpendo le navi israeliane; successivamente anche navi di altri Paesi sostenitori di Israele, ostacolando le rotte commerciali internazionali che collegano l’Oceano Indiano al Mar Mediterraneo attraversando il Mar Arabico. Importante via marittima globale. In pericolo non solo le navi: pure i cavi sottomarini di Internet che consentono la connessione tra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia, già nel mirino del movimento guerrigliero yemenita. Per quanto riguarda le recenti operazioni di sabotaggio: missili lanciati contro una portacontainer; affondata una nave con migliaia di tonnellate di fertilizzante. A livello mondiale il volume del traffico è calato del 42%. Centinaia di navi in meno. Alcune compagnie si sono rassegnate a circumnavigare con le proprie flotte mercantili il continente africano passando per il capo di Buona Speranza. Conseguente aumento dei costi e dei prezzi dei vari prodotti.
Le milizie Huthi conquistarono Sana’a nel 2014. L’Arabia Saudita intervenne militarmente nel 2015 a fianco del presidente Abd Rabbih Mansur Hadi, rifugiatosi ad Aden nel sud del Paese. Da allora guerra civile; un conflitto continuo; migliaia di morti e milioni di rifugiati. I Partigiani di Dio sono sostenuti dall’Iran insieme ad altri movimenti, come dal saggio La grande occasione iraniana, di Elia Morelli: “Orbitanti intorno al regime degli ayatollah. […] Hezbollah in Libano, Hamas e la Jhad islamica a Gaza, gli Huthi in Yemen”. Non bisogna, però, trascurare la complessità locale in cui operano e di cui fanno parte.
A proposito dei loro attacchi, Sebastiano Caputo, editore e giornalista, ha scritto: “Trattasi di pirateria organica e moderna, con una struttura amministrativa alle spalle e un sostegno internazionale che suggerisce di colpire le navi transitanti nello stretto Bab el-Mandeb, unico accesso dall’Oceano Indiano per Eilat (Israele), Aqaba (Giordania) e Jeddah (Arabia saudita), risalenti il canale di Suez, dove passa il 12-15% del mercantile mondiale”. È latente il rischio che il conflitto Israelo-palestinese si allarghi a conflitto regionale con il coinvolgimento di Iran e Libano. Potrebbe ulteriormente infiammarsi. Ancora Sebastiano Caputo: “Dotata di arsenale russo, iraniano e nordcoreano, Ansar Allah [gli Huthi] persegue obiettivi perfettamente coincidenti anche con l’agenda geopolitica di Mosca e Pechino. Se Teheran intende aggredire soprattutto Israele, Russia e Cina intendono sconvolgere uno dei principali corridoi della globalizzazione e dunque minacciare gli spazi che hanno reso Washington la più grande potenza imperiale di sempre: i mari e gli oceani”. Addirittura sono state annunciate esercitazioni navali congiunte al largo dell’Oman da parte dei ministri di Iran, Cina e Russia “per perfezionare attacchi, incursioni subacquee, raid di forze speciali. (…) Nella stessa zona è schierata la flotta statunitense (…) accompagnata da un cacciatorpediniere e due fregate inglesi per inibire gli Huthi”. Il pericolo che si scatenino operazioni militari di vasta portata è per lo meno verosimile. Non è un bel momento. Per Papa Francesco prima era <<guerra a pezzi>>; poi ha aggiunto l’aggettivo: <<guerra mondiale a pezzi>>. E l’Italia si trova in mezzo ai venti guerra, minacciata dagli Huthi. Non ci resta che sperare in un’azione più decisa della diplomazia internazionale.