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È in libreria per Rubbettino Controvento. La vera storia di Bettino Craxi di Fabio Martini, inviato de ‘La Stampa’, che a suo tempo seguì il leader socialista per conto del suo giornale. Il libro parte da una premessa: per decenni Bettino Craxi ha diviso l’opinione pubblica, tra coloro che lo hanno detestato e coloro che lo hanno osannato. Tutti sinceramente convinti delle proprie ragioni. Giudizi opposti che non hanno aiutato a comprendere l’originalità e la statura del personaggio.
A 20 anni dalla sua scomparsa è arrivato il tempo di ripercorrere per intero – e non soltanto nella parte finale - la sua avventura politica e umana: testimonianze e alcuni materiali inediti, raccolti in anni di ricerca, consentono di approdare ad una “riscoperta” di Bettino Craxi. Grazie all’apporto di alcuni significativi retroscena in gran parte inediti. In particolare, sul rapporto politico e privato con Enrico Berlinguer. Sul rapporto con i “poteri forti”, da Enrico Cuccia in giù. E si fa luce - senza sposare alcuna tesi complottista – sul ruolo che gli americani ebbero nel “tagliare” il leader socialista: le due riunioni nella Sala Ovale della Casa Bianca nella quale si decise il futuro dell’Italia. L’autentica, sbalorditiva task force che, oltre l’ufficialità e i contatti con l’Autonomia, Craxi mise in piedi per salvare Aldo Moro. E per quel prodigarsi la famiglia Moro gli fece un regalo, rimasto riservato per decenni. Gli aiuti che diede ai movimenti di liberazione di mezzo mondo e il decisivo appoggio per la cura e la liberazione di alcuni di dissenti ai regimi dell’Est europeo. La trattativa nelle ultime settimane della sua vita per farsi curare in Italia e interrotta dal più imprevedibile dei contrattempi. E oltre a ripercorrere tutti i passaggi fondamentali della carriera politica di Craxi, Controvento consente di scoprire, per contrasto, tutte le differenze tra il leader socialista e l’attuale classe politica. A cominciare da quella che riguarda l’“apprendistato”: passarono 24 anni dal giorno in cui Craxi prese la prima tessera del Psi fino a quando ne divenne segretario. Una lunga gavetta, così diversa dalle attuali fulminanti carriere e che gli consentì – una volta arrivato alla presidenza del Consiglio – di circondarsi a Palazzo Chigi della migliore élite del Paese.
E proprio questo patrimonio di know how fu decisivo nel gestire il durissimo contrasto con gli Stati Uniti in occasione della crisi di Sigonella e che Craxi seppe risolvere, proprio perché attinse a solide argomentazioni. E la differenza più grande: accentratore, spesso molto sbrigativo, Craxi restò per tutta la vita un leader socialista, senza attingere mai al repertorio di demagogia e di populismo dei leader che verranno dopo di lui. Come scrisse Antonio Ghirelli: “Bettino non abbracciava le vecchiette”. Fabio Martini è inviato di politica del quotidiano “La Stampa”. Ha collaborato a ‘Mondoperaio’ ed è autore di vari saggi di attualità politica. Insegna Giornalismo politico all’Università Tor Vergata.