© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
È una questione generazionale. In tutte le professioni esiste un gap da un'età all'altra impressionante. Per esempio nel mondo del calcio tra la generazione del vincente e brizzolato (sempre figo Roberto Mancini) e la successiva la professionalità parlano da se i risultati ottenuti. Meno pallonate prese, forse, non li hanno resi eterni adolescenti e quello che ha reso unici da Platini a Gareth Southgate (allenatore ancora più figo di Mancini dell'Inghilterra) a Vialli, Mazzola e Facchetti, li inserisce nell olimpo dei personaggi della storia del calcio. Stesso discorso per i professionisti che conosciamo di casa nostra. Un avvocato di 60-70 anni avrà un piglio una severità intellettuale non da bar (per intenderci) ma da studio. Se lo contattate per denunciare per esempio un oste che vi ha offeso alle spalle, vi illustrerà l'iter del procedimento penale da mettere in atto e non vi risponderà in maniera superficiale come potrebbe fare un quarantenne in toga solo in tribunale e non mentalmente. Stesso discorso per gli ingegneri (non tutti) della new génération o i notai (ultima generazione, non tutti) molto devoti al dio soldo e a divertirsi come i ventenni e poco propensi a perdere la vista sui libri.
Ora è tutto “dobbiamo guadagnare senza studiare o fare sacrifici” per poterci/doversi divertire. Poi la movida che si sceglie di vivere varia a seconda del tipo di educazione ricevuta dai genitori (esistono ancora, altri magari li lasciano essere autodidatti!) Dal modello di vita che decidono di seguire al carattere che formano a scuola e con le amicizie. Ci sono ragazzi seri, educati professionali che come i sessantenni citati prima lo sono perché i genitori sono i professionisti dalla mano severa e dall'insegnamento essenziale. Vivono anche loro la giusta dose di divertimento con stile e non quando si é in studio ma quando si è al pub.