Catanzaro - "In Calabria, nel 2023, l'illegalità ambientale è cresciuta del doppio rispetto al dato nazionale, precisamente del 31,6%. Quindi c'è un fenomeno di illegalità ambientale diffusa che deve preoccupare tutti. In questa illegalità ambientale diffusa sguazzano le organizzazioni criminali e per quanto riguarda la Calabria in particolare, la 'ndrangheta. La provincia di Cosenza, è nella top 10 tra le prime 10 province italiane, ma nelle prime 20 ci sono anche Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia. Questo dà l'idea di una diffusione che preoccupa. C'è però una reazione, grazie in particolare al lavoro delle forze dell'ordine ma è necessario l'impegno di tutti perché la battaglia contro e ecomafie si vince solo con un gioco di squadra tra le istituzioni e i cittadini". Queste le parole del responsabile dell’ Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, Enrico Fontana, pronunciate a margine dell'evento organizzato nella Sala Falcone-Borsellino del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro per celebrare il trentesimo anniversario dalla presentazione del primo Rapporto sulla cosiddetta Rifiuti S.p.A. – pubblicato il 3 giugno 1994 – per denunciare la trama nazionale e internazionale dei traffici illegali di rifiuti che coinvolgevano il nostro paese e del Rapporto Ecomafia, realizzato insieme all’Arma dei carabinieri e presentato il 5 dicembre dello stesso anno. L'occasione è stata utile per dibattere sui dati presentati da Legambiente lo scorso luglio e che vedono la Calabria al quarto posto in Italia per numero di reati connessi alle ecomafie. Ad introdurre i lavori, moderati dal presidente del circolo di Catanzaro, Andrea Dominijanni, è stata Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, che fornito ai relatori un focus sulla situazione della regione, anche e soprattutto alla luce degli ultimi dati emersi dal Rapporto Ecomafia dove la Calabria purtroppo continua a mantenere le prime posizioni, ma in negativo.
"Ecomafie 2024 è un'edizione speciale che disegna trent'anni di lotta alla criminalità ambientale in Italia e in Calabria, dove la criminalità ambientale purtroppo non si è fatto arrestata nel corso di questi anni, anzi, paradossalmente, subisce l'aumento rispetto ai dati del 2022" - ha dichiarato Parretta. "I reati ambientali in Calabria - ha aggiunto - aumentano di circa il 30% quindi subiscono un aumento esponenziale di molto superiore all'aumento che questo tipo di reati subiscono nel resto del Paese dove il dato i attesta circa 15,6%". Le filiere dell'illegalità "sono quelle che purtroppo ormai possiamo considerare classiche: il ciclo illegale del cemento, in cui la Calabria è al quarto posto a livello nazionale, il ciclo illegale dei rifiuti in cui la regione è terza". Un dato che secondo Parretta "ci deve preoccupare".
"E' chiaro che l'azione nella magistratura e delle forze dell'ordine ha avuto un'incidenza importantissima anche nel rivelare questo tipo di fenomeni quindi c'è fortunatamente maggiore sensibilità e anche una maggiore azione di contrasto a livello territoriale. Incontri come questo - ha concluso Parretta - servono proprio a aumentare la cultura della legalità, a diffondere questi valori che sono importantissimi, a portare per il futuro la Calabria ad essere libera dal giogo degli ecocriminali". L'incontro ha visto la partecipazione del rettore dell'Umg Giovanni Cuda e di Angela Caridà, docente associata di Economia e Gestione delle Imprese e delegata di Ateneo alla Sostenibilità. Tra gli intervenuti, Vittorio Daniele, professore ordinario di Politica Economica e Giuseppe Borrello, referente Libera per la Regione Calabria e Don Giacomo Panizza fondatore della Comunità Progetto Sud. Al termine dell'incontro, è stato annunciato che il Rapporto Ecomafia di Legambiente sarà utilizzato come "caso di studio" per il corso di laurea in Economia dell’Umg.
B. M.
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