Lamezia, si è spento il professore Renato Borrello

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Lamezia Terme – “Si è spento ieri, martedì il professore Renato Borrello, maestro di intere generazioni di studenti passati nelle aule del Liceo Classico Fiorentino. Di tutti i professori che ho avuto, e senza far torto agli altri di cui conservo un ricordo straordinario (sì, tutti i miei professori hanno avuto un loro tratto straordinario), durante gli anni della mia adolescenza Renato Borrello, per noi alunni semplicemente ‘il Prof’, è stato quello che più ha lasciato il segno. E lo ha fatto con quel suo tratto gentile e cortese, attento e curioso, ma insieme fermo e disciplinato, che ne ha sempre contraddistinto la persona” a tracciare il ricordo del suo ex professore Giandomenico Crapis che ebbe Renato Borrello come insegnante tra la fine del 1969 e la metà 1971.

“Fu il mio insegnante – precisa infatti Crapis - tra la fine del 1969 e la metà 1971, nei due anni passati al ginnasio dove lui all’epoca insegnava italiano, storia, geografia, latino e greco. Praticamente eravamo con lui ogni giorno, più ore al giorno. Erano anni di grandi fermenti nel mondo della scuola, e non solo, fermenti che lui seppe interpretare innovando il suo magistero, mostrandoci nuovi modi di insegnare nonché di coinvolgere i ragazzi. Fu lui a introdurre, tra la sorpresa e la curiosità di tutti noi, il lavoro di gruppo nello studio in classe. Lo fece in geografia, dividendoci in gruppi di studio di cinque o sei alunni cui assegnava un argomento: ricordo che a noi toccò l’Argentina e quello che so di questo paese lo devo ancora per molte cose a quel germinale tentativo di introdurre nella scuola italiana nuovi metodi”.

“Fu sempre lui – racconta - a sperimentare con noialtri studenti la lettura dei giornali in classe nella giornata del lunedì, per l’occasione portava Il Corriere della sera e la Stampa, due testate indipendenti (insieme a L’Unità erano le testate principali, non era nata ancora Repubblica), che ci invitava a leggere e a confrontare per coglierne le diverse intonazioni culturali e politiche. Per noi ragazzi tutto questo era sorprendente, e molto istruttivo, ma non sempre lo prendevamo per il verso giusto, nel senso che, come tutti i ragazzi, ogni tanto si approfittava di queste novità didattiche per aggirare i nostri doveri di studenti, anche se comunque  immancabilmente ‘il Prof’ ci riprendeva per riportarci sulla retta via”.

“Debbo ancora a lui, alla sua vivacità didattica, alla sua carica di umanità, il bellissimo ricordo di quando ci portò a scoprire la Grotta del Romito a Papasidero, un insediamento di grande valore archeologico, e la stupenda Morano, in una gita che ancora i miei compagni di allora ricordano sia per la briosa allegra presenza di un altro professore estroso e pieno di inventiva, Umberto Zaffina (insegnava inglese), sia per la scomparsa durante la gita di uno di noi, poi ricomparso per fortuna; un fatto che per più di un’ora ci mise davvero in ambasce.  Il rapporto scolastico s’interruppe con il passaggio ai tre anni del liceo classico, e poi naturalmente con l’avvio di ognuno di noi agli studi universitari”.

“Per me (e tanti altri della nostra classe) – informa - rimase un punto di riferimento costante, un interlocutore con cui confrontarsi su tutto, attento com’era alla realtà e alle cose anche lontane, ai fatti del mondo e della vita sui quali esercitava i suoi giudizi mai banali, sempre capaci di collegare e distinguere. Ecco, se posso schematizzare, Renato Borrello aveva due amori (oltre naturalmente a quello per la sua dolcissima Elisa): i libri e il mondo, ma l’amore per i libri non lo faceva un erudito chiuso in una torre, quanto gli offriva sempre lo spunto per aprirsi al mondo, che guardava con la curiosità di capire e di sapere, forse quest’ultimo il lascito più fecondo per noi studenti”.  

“Proprio questo amore per i libri lo aveva spinto, prima da insegnante e poi anche dopo essere andato in pensione, ad occuparsi della biblioteca del liceo, con un lavoro preziosissimo e meticoloso di riordino e di catalogazione cui si dedicò con grande passione. Mantenni con lui un affettuoso e proficuo rapporto anche molti anni dopo quelli del ginnasio, che ancora oggi coltivavo, per quanto possibile per le mie assenze o i suoi acciacchi. Ricordo ancora con quanto interesse seguiva le cose della vita cittadina, un interesse che lo spinse a dire subito sì quando gli proposi di collaborare, erano gli anni ottanta-novanta) ad un giornale locale un po' impertinente, si chiamava RadioLamezia ma non era una radio, cui inviava pezzi magistralmente scritti e mai banali. Ci ha lasciato una lezione etica e culturale davvero grande, alimentata da una umanità semplice, ricca di curiosità e aperture, intelligenza e dedizione, moralità e senso del giusto. Era doveroso ricordarlo, a chi l’ha apprezzato e stimato, a chi gli ha voluto bene, ed anche a chi non lo ha conosciuto, in questo mondo così schiacciato sul presente”.      

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