Lamezia International Film Fest: cala il sipario sull’undicesima edizione, applausi per Claudio Bisio e Giulio Base

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Lamezia Terme - Chiusura in grande stile per l’undicesima edizione del Lamezia International Film Fest, la rassegna cinematografica ideata e diretta da Gian Lorenzo Franzì che, anche quest’anno, ha avuto il merito di portare il grande cinema (ma non solo) nel centro di Lamezia Terme. Tanti gli ospiti e gli incontri inseriti all’interno di un’edizione extralarge, arricchita, nel corso di un’intera settimana, da incursioni musicali e presentazioni di libri non necessariamente legati alla settima arte, chiaro esempio di una kermesse sempre più crossmediale e aperta alla cooperazione con altre importanti realtà del territorio, a partire da Trame. A far calare il sipario sul LIFF 11, nella serata di sabato, uno dei principali protagonisti dei vari panel in programma: Claudio Bisio, attore, cabarettista, conduttore televisivo e ora anche regista per “L’ultima volta che siamo stati bambini”, esordio dietro la macchina da presa distribuito nel 2023 e presentato nel corso dell’ultimo talk di giornata.

“Non era mia intenzione darmi alla regia – spiega lo storico volto di Zelig – perché, in realtà, mi sento un attore. Persino nelle vesti di conduttore recito una parte. Poi, mi sono imbattuto nel libro di Fabio Bartolomei, da cui è tratto il film, che comunque seguivo da tempo. Mi ha subito colpito, perché raccontava una storia forte, ambientata in un momento storico molto delicato (la Seconda guerra mondiale, ndr), attraverso però toni abbastanza particolari. Non abbiamo voluto far del revisionismo o edulcorare la vicenda, ma, nonostante il dramma vissuto dagli ebrei in quel periodo, diversi episodi mi hanno fatto sorridere, alcuni anche ridere, fino a dimenticare quasi cosa stesse realmente accadendo. Vale anche per i protagonisti, tre bambini che partono alla ricerca di un loro piccolo amico deportato in un campo di concentramento in Germania”. Un Bildungsroman, in bilico tra dramma, commedia e teen movie, vicino a cult anni ’80 come “Stand By Me” e “I Goonies”, punti di riferimento di Bisio nell’indicare a tutta la sua crew la direzione, anzi, il binario, da seguire: “Le analogie con Stand By Me sono diverse, a partire dai binari ferroviari, ma ho fatto vedere al mio staff anche “I Goonies”, "perché volevo conferire al film quell'atmosfera da romanzo di formazione. Tra l’altro, dopo aver opzionato il libro nel 2018, abbiamo iniziato a girare poco prima dell’esplosione del conflitto tra Russia e Ucraina, quindi penso sia una storia di un’attualità disarmante”. Al di là degli aneddoti sul suo esordio da regista, tra una freddura e l’altra, c’è stato anche spazio per un simpatico siparietto con cui far luce su un lato certamente meno noto del comico piemontese, in piena linea con il mood musicale di quest’edizione: la sua parallela attività di rapper agli albori degli anni ’90, l’era del politically uncorrect di “Rapput”, accennata da Bisio durante uno dei momenti più divertenti dell’intera serata.

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Chi, invece, non è certamente alle prime armi in cabina di regia è l’altro special guest del Day VI, Giulio Base, in Calabria per le riprese de “La Versione Di Giuda”, prodotto, tra gli altri, anche con il sostegno della Calabria Film Commission: “Si tratta di un progetto che sognavo da anni – esordisce l’attore e regista torinese – poiché, anche per via dei miei studi in teologia, sono sempre stato affascinato dalla figura di Giuda, l’unico apostolo a non assistere alla resurrezione di Cristo dopo averlo tradito e, per questo, condannato a vivere la sua tragedia di peccatore assoluto, così come ce lo ha raccontato la storia. Ma era comunque un essere umano e sono dell’opinione che, nel nostro piccolo, siamo tutti un po’ Giuda”. Un film che, oltre al sostegno della Film Commission, lodata a più riprese attraverso il lavoro di Anton Giulio Grande, può anche vantare un cast internazionale di assoluto spessore. Si va da Rupert Everett a John Savage, passando per l’Erode che non ti aspetti: il grande Abel Ferrara, regista newyorchese noto per capolavori quali “King Of New York” e, soprattutto, “Il Cattivo Tenente”, punto più alto della sua “trilogia del peccato”. Insomma, uno che di religione, tradimento e redenzione se ne intende: “Ho sempre pensato che Abel Ferrara avesse un volto bellissimo – afferma Base – così, quando ho iniziato a pensare al mio cast, l’ho subito trovato perfetto per il ruolo di Erode, anche per via del suo background personale, di cui non ha mai fatto mistero. Mi sono fatto avanti e gli ho chiesto se volesse partecipare. Fortunatamente, non ha esitato neppure un istante. “Yes, I wanna look beautiful”, mi ha detto”.

Sia Bisio che Base sono stati omaggiati con il Premio Ligeia, consegnato dal Commissario Straordinario Anton Giulio Grande. Presenti anche le istituzioni lametine nelle figure del sindaco Paolo Mascaro e dell’assessore alla cultura Annalisa Spinelli. A chiudere ufficialmente l’undicesima edizione del LIFF 11, la proiezione de “Il Mio Posto È Qui” di Cristiano Bortone e Daniela Porto.

Francesco Sacco

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