Lamezia Terme - In scena il 25 novembre al Grandinetti il format di ballo e musica dal vivo “Historia”, con le coreografie dei maestri Samuel Peron e Veera Kinnunen, la voce di Stefania Caracciolo e una band di grandi musicisti – Daniele Bocchini (trombone), Marco Postacchini (sax, flauto, arrangiamenti), Enzo Proietti (pianoforte), Graziano Brufani (contrabbasso), Leonardo Ramadori (percussioni). Lo spettacolo narra la vicenda di una giovane siciliana emigrata in Argentina, che abbandonata dal suo uomo sperimenta a Buenos Aires le difficoltà di un mondo nuovo. Il maestro Samuel Peron racconta così i significati profondi e le peculiarità di questa speciale commistione di forme artistiche.
Come nasce l’idea di creare un format teatrale che unisca ballo, musica dal vivo e canto? C’è un intento di rendere il vostro messaggio universale, comprensibile a tutti?
Il format nasce da un’idea di Daniele Bocchini, e la storia è tratta un libro dal quale è rimasto affascinato e che ha deciso di trasformare in uno spettacolo. La cosa straordinaria è stata unire ballo e musica dal vivo, un connubio che difficilmente si realizza a teatro. Oltretutto, questa band di musicisti straordinari interpreta la partitura in chiave jazz, e ciò rende ogni performance unica, anche perché noi ballerini di volta in volta adattiamo la nostra interpretazione al diverso fluire della musica. Dopo una vita da danzatore, affrontare in questo momento della mia carriera un’esperienza del genere è un’emozione unica.
Historia è uno spettacolo incentrato sul tema dell’emigrazione, un argomento di grande attualità. Ci sono degli aspetti in comune fra i migranti che portate in scena e quelli di oggi? Quali?
L’emigrazione più che un fenomeno attuale è un fenomeno eterno, che ci tocca dalla notte dei tempi. In Italia l’abbiamo vissuta ampiamente – da sud a nord durante il periodo delle fabbriche e dell’industrializzazione, ma anche verso altri paesi esteri. Non riguarda solo le zone del sud del mondo: oggi ad esempio ci riguarda da vicino il problema della fuga dei cervelli, o di chi si allontana a causa di leggi restrittive che impediscono di esprimersi o realizzarsi. Emigrare ci ha reso eclettici, capaci di risolvere i problemi, e facendolo abbiamo sempre portato con noi prosperità, stile, e perfino il nostro cibo. Penso che considerare l’immigrazione un problema sia profondamente sbagliato: bisogna invece capire che cosa chi arriva da noi – spesso persone istruite, capaci, che parlano più lingue – possa apportare di buono al nostro modo di vivere, e valorizzarne le potenzialità.
Cosa può aggiungere la magia del tango ad una narrazione come questa?
Lo spettacolo – che oltre al tango porta in scena anche samba, swing e altri tipi di ballo contemporaneo – si fonda molto sulla capacità espressiva di quest’arte. Il ballo ti apre in due come un coltello, e fa uscire fuori tutto quello che hai dentro. Il tango, in particolare, ha poi la fama di essere un ballo passionale, coinvolgente, provocatorio. Si proverà a puntare anche su questo aspetto, e il bello del format è proprio questo.
Era mai stato a danzare in Calabria? Che immagine ha di questa terra e cosa si aspetta dal soggiorno?
Sono stato spesso in Calabria, e sono stato accolto divinamente. Trovo splendida la parte costiera, ma anche l’entroterra, dove si mangia benissimo. Sono sempre rimasto colpito dall’abbondanza e dalla qualità dei vostri pasti luculliani, dalla bellezza dei luoghi e delle persone: dunque so già cosa troverò.
Giulia De Sensi
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