La misteriosa morte del finanziere lametino che indagò in Petrolmafie ricostruita nella puntata di ‘FarWest’, familiari: “Riaprire indagini”

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Lamezia Terme – Il caso della morte del finanziere di 52 anni Antonio Cerra, luogotenente della Guardia di finanza originario di Soveria Mannelli e in servizio a Lamezia Terme è stata al centro della puntata speciale del 3 giugno di “FarWest,” programma di Rai 3 condotto da Salvo Sottile. Cerra quella mattina dell’11 maggio 2022 era atteso in aula al processo Petrolmafie per il controesame ma, in quell’aula non è mai arrivato. È stato trovato privo di vita in un appartamento estivo di proprietà dei suoceri a Pizzo Calabro. Si sarebbe tolto la vita con un colpo di pistola. Nella puntata è stata ripercorsa, attraverso diverse testimonianze, non solo quella tragica mattina ma anche la carriera brillante del luogotenente considerato anche dai suoi superiori “un finanziere modello, esemplare”. La sua carriera era iniziata negli anni ’80 a Palermo, costellata da encomi. Il finanziere aveva avuto un ruolo da protagonista nell’indagine Petrolmafie ed era, nel processo, uno dei testimoni principali dell’accusa rappresentata dalla Dda di Catanzaro. Qualche settimana prima aveva deposto nel Tribunale a Vibo nell’ambito del processo che mira a far luce sugli interessi della ‘ndrangheta nei traffici illeciti con gli idrocarburi. Quella mattina di due anni fa era atteso per il controesame. Successivamente sono partite le indagini per far luce sui motivi che hanno spinto il finanziere a non presentarsi in aula ed a togliersi la vita. L’inchiesta PetrolMafie era scattata nel 2021 ed è stata tra le più importanti portate a termine dall’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Cerra, quindi, qualche giorno prima aveva concluso l’esame, “era andato benissimo, gli ho fatto i miei complimenti e fissato l’appuntamento per la prossima udienza” ha ricordato il pm Mancuso. Ma a quell’udienza Antonio Cerra non si è mai presentato.

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Una morte archiviata come suicidio ma la famiglia con la moglie Francesca Rubbettino rappresentata dall’avvocato Raimondi, non ci crede e vuole scavare a fondo di questa storia piena di misteri. Anche per chi lo conosceva bene si è trattato di una morte inspiegabile. “Magari non è stato un suicidio… è stato eliminato o costretto a farlo” dice la madre del finanziere nel programma andato in onda il 3 giugno. “Non ha lasciato nemmeno un biglietto”, dice la moglie e madre dei suoi tre figli. Cerra aveva un ruolo importante nelle indagini, era capopattuglia, raccontano nel programma, era lui che coordinava gli arresti di quell’indagine e conosceva ogni dettaglio dell’operazione.

Dopo la sua morte - racconta l’avvocato nella puntata – è arrivata una lettera anonima “dice che sul lavoro era in una situazione difficile nella caserma dove lavorava a Lamezia”. Altri elementi inspiegabili sono l’auto graffiata e sporca con dentro alcune foglie di ulivo mentre la moglie, ha detto che qualche giorno prima era stata portata all’autolavaggio, più lettere anonime arrivate in merito alla sua morte. A raccontare questo mistero, in studio giornalisti e testimonianze di familiari, amici, dell’avvocato e del magistrato che ha seguito il processo Petrolmafie, Andrea Mancuso. Una persona rimasta anonima nel corso della puntata ha puntato l’attenzione sulla difficile situazione dopo il suo trasferimento nella caserma di Lamezia “in praticata aveva l’ordine di fare la spia… lui era un uomo di fiducia in un contesto poco chiaro come era quello di Lamezia” e, racconta ancora “si sentiva che non era benvoluto non si fidava di nessuno”. Così, nel programma si chiedono se davvero dovesse indagare sui suoi sottoposti. I familiari, per far luce a pieno sul caso, chiedono di riaprire le indagini.

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