Il voto di scambio

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Se la Cassazione conferma la condanna di un potente per frode fiscale secondo quanto stabilito dai precedenti gradi di giudizio, aumentano le speranze in un futuro migliore perché si arricchiscono Stato di Diritto e Democrazia. Ciò vale per tutti i potenti che commettono reati. Sbagliato sarebbe: per un potente sì e per gli altri vip no. Naturalmente anche un semplice cittadino che non rispetta le regole deve essere punito. Con lo steso criterio i delinquenti comuni e quelli delle mafie. In tal modo la Legge è per davvero uguale per tutti. Se poi le Forze dell’Ordine e la Magistratura riescono a perseguire le zone grigie, non solo nel Mezzogiorno, ma anche in altre latitudini, allora si crede di più nella guarigione di comunità infette a causa del contagio pernicioso e pervasivo di ‘ndrangheta, camorra, mafia e altro malaffare. Il progresso dipende dalla buona salute dello Stato di diritto e dal benessere civile della società. E però la buona politica deve dare il suo contributo e stare attenta a chi non vuole il miglioramento. Come? Con le leggi che rendono la vita difficile alle organizzazioni delinquenziali. A tal proposito, il reato di voto di scambio politico-mafioso sarà una riprova. Nel giugno del 1992, pochi giorni dopo la strage di Capaci e prima di quella di via D’Amelio, venne introdotto con un decreto legge l’art. 416 ter che puniva la promessa di voto in cambio della erogazione in denaro. Da qualche tempo è stata avanzata la richiesta dalle associazioni antimafia, specialmente da Libera, di aggiungere al testo di legge non solo il denaro, ma anche ogni altro genere di utilità. Sarebbero gli appalti, le licenze edilizie, aiuti giudiziari, posti di lavoro che la mafia potrebbe ottenere dal politico in cambio di pacchetti di voti. Di questo abbiamo già scritto nei blog sulla corruzione. Invece  della mazzetta si regalano al corrotto macchine di grossa cilindrata, appartamenti lussuosi, la compagnia di donne attraenti. L’esigenza è di interrompere il voto di scambio politico-mafioso. In buona sostanza, ai voti dati dalle mafie al politico in campagna elettorale corrispondono alla delinquenza organizzata i benefici provenienti dalle amministrazioni pubbliche, grazie all’interessamento di quel politico poi eletto e diventato, per esempio, assessore di una certa importanza. La Camera è intervenuta a riscrivere il 416 ter e sembrava che l’obiettivo fosse stato raggiunto. Invece no. Nell’ultima settimana di luglio anche la Magistratura ha reagito duramente alla riscrittura del testo approvato dalla Camera dei deputati: “Chiunque accetti consapevolmente il procacciamento di voti (…) in cambio della erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni (…)”.

Sull’avverbio consapevolmente e sul sostantivo procacciamento c’è stata la reazione dei magistrati: “Gravi rischi per i processi di mafia”. In particolare Raffaele Cantone, in passato sostituto procuratore a Napoli e consulente della  Commissione parlamentare antimafia, oggi giudice presso il Massimario di Cassazione, ha espresso alcuni dubbi sul testo. Il magistrato partenopeo è riuscito a far condannare all’ergastolo noti esponenti di camorra ed è esperto in connivenze e collusioni delle zone grigie del Napoletano. Ne ha parlato nel libro Uomini d’onore e colletti bianchi: la metamorfosi delle mafie nell’Italia di oggi. I Gattopardi. Racconteremo qualche episodio nei prossimi blog. Riguardo al pezzo che stiamo scrivendo interessa la sua opinione sul 416 ter riscritto: “[Il procacciamento è] di complicatissima prova (…) anche l’utilizzo dell’avverbio consapevolmente rischia di ingenerare (…) problemi interpretativi”. Si sono registrate perplessità pure al Senato. Stando così le cose, il Pd ha presentato a Palazzo Madama un emendamento per iniziativa del senatore Felice Casson, ex pm, firmato dalla parlamentare Rosaria Capacchione, giornalista anticamorra e dalla senatrice lametina Doris Lo Moro, già magistrato. Così la modifica dell’art. 416 ter, ovvero dello scambio elettorale politico-mafioso: “La pena stabilita (…) si applica anche a chi ottiene, o si adopera per far ottenere la promessa di voti (…) in cambio della promessa o della erogazione di denaro o di altra utilità”. Si doveva fare in fretta, ma non c’è stato accordo. Tutto è stato rimandato a settembre e dalla scelta del testo si vedrà se la politica avrà voglia di fare lotta dura contro le mafie.       

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