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Bisogna essere felici o offendersi ma sempre, bisogna considerare chi ti fa il complimento o chi ti offende.
Quando discutiamo o litighiamo (visto che è terminata l’era del politicamente corretto con l’elezione del presidente Trump), per fortuna, perché tra formalità, provincialismo e politically correct, eravamo tutti in una ampolla di vetro, pensare sempre, qual è la fonte che ci elogia o offende. Ai giornalisti è facile, (non a tutti), sgamare le sdolcinatezze che ci inoltrano, (gli serve un articolo o un’intervista) ma nella società civile, fa sempre piacere ricevere complimenti e inviti senza carpire se esista dietro un interesse o un secondo fine. Ti salutano sempre tutti quando il tuo conto in banca vede sei zeri. E non pensare, tu uomo o donna con i sei zeri, che ci possa essere stima o rispetto o affetto. Ti arrivano cesti natalizi, pasquali e per le feste comandate quando hai un ruolo di potere o sei un ottimo dottore. Nei primi casi, finisce la giostra quando decade il tutto a fine mandato. Nei secondi, è un vitalizio di omaggi per la professionalità in camice bianco. Che è l’unica a mio avviso che merita! Poi ci sono le mogli dei signori di potere o con i conti a sei zeri che respirano solo quando non ne manca uno sul conto, altrimenti iniziano la caccia ai prossimi sei. La candidata che ha perso le elezioni americane, insegna che non sempre è bene accettare tutto dal proprio consorte alla Paperon de’ Paperoni, perché alla dignità e all’amor proprio non ci sono milioni che possano ridartela…
All’incipit scrivevo che non bisogna offendersi se la persona che muove una cattiveria nei vostri confronti non è degno della vostra stima e se chi vi elogia ha un secondo fine. Dalla fonte, dalla matrice, della buona o cattiva parola, reagite di conseguenza o fatevi scivolare tutto. Se non ne vale la pena… “Ma lascia stare, ma chi te lo fa fare”. Se invece è una discussione infima… “Con tutti i filistei”.