Giacomo Mancini: leader nazionale dei socialisti, meridionalista di stampo cosentinista

Scritto da  Pubblicato in Luigi Michele Perri

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luigi_michele_perri.jpgA cento anni dalla nascita, la Camera ha ricordato la figura e l’opera di Giacomo Mancini (Cosenza, 1916, 2002). Lo ha fatto pubblicando e presentando ben nove volumi, “Giacomo Mancini, attività parlamentare”, comprendenti tutti i suoi interventi parlamentari pronunciati, nell’aula di Montecitorio, negli anni del suo mandato (1948 – 1952).

I relatori (Emma Bonino, Giacomo Marramao e Claudio Martelli, con Marcello Sorgi coordinatore) hanno tratteggiato il profilo di una personalità politica tra le più emblematiche della Prima Repubblica, riconoscendo come la sua biografia e il suo impegno rappresentino motivi spieganti del sofferto corso democratico del Paese. Socialista, autonomista, “combattente politico”, come lo ha definito Sorgi su “La Stampa”.

Il suo fiuto lo portò ad accompagnare i passaggi cruciali della storia del Psi, crescendo, prima, sotto le ali del vecchio leader Pietro Nenni, e sfilandosene abilmente, dopo, nella fase del ricambio. Ascese alla segreteria nazionale del partito. Caratterizzò il suo autonomismo con sfrontato spirito conflittuale, più marcato nei confronti del Pci, che ne ripagò l’ostilità con feroci attacchi frontali, più disinvolto verso la Dc, pur alleata nello schieramento (“irreversibile”) di centrosinistra. Il suo appoggio fu praticamente determinante a portare Bettino Craxi, diventato primo esponente dell’autonomismo, alla guida del Psi. Ben presto il loro rapporto si consumò in un deterioramento senza ritorno, piuttosto favorito nei suoi crescenti sviluppi dalla reciprocità di temperamenti tutt’altro che docili e remissivi, specie nel contrasto e nella polemica.

Dalla sua Cosenza, di cui divenne sindaco, assistette al tramonto del suo partito, senza mostrare eccessi di rimpianto. Al suo meridionalismo diede un taglio decisamente calabrese e, più esattamente, cosentino. Mandò in appalto l’Autostrada, vigilando sulla ultimazione dei lavori della Salerno – Reggio Calabria, pretendendo il percorso collinare, almeno fino a Lamezia Terme, per favorire la sua città. Fu in prima fila per la realizzazione della Università a Cosenza, scendendo a patti nel famigerato “pacchetto Colombo”.

Determinò la nascita del primo quotidiano calabrese, “Il Giornale di Calabria”, con stabilimento a Piano Lago. L’iniziativa promosse tanta parte del giornalismo calabrese, per lo più privo di sbocchi professionali. Libertarista, sostenne memorabili battaglie per i diritti civili, a cominciare dal divorzio. Garantista, fu accusato spesso di compiacenza nei confronti delle autonomie operaiste, limitrofe al terrorismo.

Da sindaco, fu convinto assertore di una nuova grande Cosenza, dotata con lui di strutture e infrastrutture di tutto potenziamento dell’efficienza e di miglioramento dell’estetica urbana. Furono travagliati gli ultimi anni della sua vita per essere impegnato ad allontanare ogni sospetto sulla grave imputazione che gli capitò addosso, concorso esterno in associazione mafiosa. Fu assolto. Dalla Giustizia, ma soprattutto dalla sua Cosenza, che gli tributò scroscianti consensi, (magari con la sola eccezione di quei giornalisti che oggi rivendicano una verginità mai avuta). 

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