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Un anno senza Quirino Ledda è già passato ed e’ stato un lungo ricordo di quello che e’ stato questo grande dirigente della sinistra calabrese, un mirabile esempio di partecipazione, di lotta, di solidarieta’, al di la’ ed oltre i propri interessi di categoria e persino di classe. Io credo sia stato questo il senso di un’iniziativa - culturale e politica assieme - che da’ bene il quadro completo di quello che e’ stato Ledda: la porzione di mondo in cui viviamo la modifichiamo, cioe’, con l’esempio e non con le parole e cio’ mostra la grande passione di questo galantuomo, più giovane di tanti giovani, nel vivere la politica con entusiasmo autentico.
Oggi nel mondo c’e’ una sorta di pensiero unico in cui viviamo, in cui sembra che ogni parola pronunciata sia dentro solo alla logica dell’utilitarismo imperante. Fa sorridere dopo 33 anni che qualcuno abbia scritto un libro sui braccianti: chi lo farebbe ora? E ci sono ancora i braccianti? Quirino si metterebbe alla ricerca. Poi darebbe fiato alle sue coordinate politiche e culturali.
Tra le sue tante battaglie anche quelle sui beni culturali e archeologici, anche questa oggi cosi’ di moda: per la Certosa di Serra San Bruno, le ferriere di Mongiana, la Roccelletta, S.Omobono. Un patrimonio che non poteva essere abbandonato all’incuria e al degrado e a cui l’interessamento di Quirino Ledda ha giovato particolarmente. Era una persona con dei sentimenti e delle passioni vere, capace di lottare per le cose in cui ha creduto, come ha dimostrato nella sua esperienza di vita. Le foto delle donne e dei braccianti raccontano l’entusiasmo e la lena con cui furono scattate da Quirino le foto del libro. La memoria non è nostalgia, ma rende il passato presente. E Quirino merita questo ma lo merita anche tutto il movimento che assieme a lui si batte’ in una stagione non lontanissima per diritti, civilta’, cultura, tutti temi attuali e meritevoli di altre battaglie. Ma questo e’ un altro discorso.